“Il ruolo di esterno è molto delicato. Avrà le sue occasioni”. Parole pronunciate da Walter Mazzarri, dopo lo 0-0 ottenuto dall’Inter contro la Roma, in risposta a chi gli chiedeva del mancato utilizzo di Danilo D’Ambrosio.
Il laterale ex Torino, arrivato a Milano nello scorso mercato di gennaio, è ancora in attesa della prima grande occasione da titolare, visto che finora ha potuto offrire il suo contributo in sole due circostanze: nella sconfitta esterna contro la Juventus (giocando l’ultima mezz’ora ndr) e, subentrato a pochi minuti dal termine, a Firenze contro gli uomini di Vincenzo Montella.
In totale poco più di quaranta minuti con la maglia dell’Inter sulle spalle senza avere avuto ancora la possibilità di esordire davanti ai suoi nuovi tifosi (è rimasto in panchina sia con il Sassuolo che con il Cagliari. ndr). Domenica, contro la sua ex squadra, sono flebili le speranze che venga inserito per la prima volta nell’undici titolare, con Jonathan favorito sul napoletano.
Nel classico 3-5-2 di Mazzarri, gli esterni rivestono da sempre un ruolo fondamentale per l’equilibrio dell’intera squadra in quanto, proprio ai cursori di fascia, il tecnico di San Vincenzo chiede il massimo impegno sia in fase offensiva che in quella di ripiegamento.
Ed è proprio per queste ragioni che un avvicendamento sulle corsie laterali è stato sempre valutato con massima cura dall’ex allenatore del Napoli. Proprio nel suo ultimo anno in azzurro, nella stagione 2012/2013, ritroviamo un caso esemplare di come sia davvero complicato per un esterno, soprattutto se acquistato a stagione in corso, riuscire a conquistare in breve tempo la fiducia del mister toscano.
La vicenda in questione, parallela per molti versi a quella di D’Ambrosio, riguarda Pablo Armero, arrivato sotto il Vesuvio nel mercato di riparazione e pronto, stando a quello che aveva mostrato con la maglia dell’Udinese, a diventare un’arma letale con la sua velocità nello scacchiere tattico di quel Napoli in lotta per lo scudetto. Il colombiano, invece, riuscì a totalizzare in sei mesi di campionato solo quattro presenze da titolare, con Zuniga e Maggio (e spesso anche Mesto) che riuscirono stoicamente a mantenere il posto.
In pratica, il nuovo numero 33 nerazzurro sta rivivendo, un anno dopo, lo stesso percorso di graduale adattamento e di acquisizione dei nuovi meccanismi, vissuto già da Armero alla corte di WM in quel di Napoli. Scalare posizioni nell’attuale gerarchia che prevede Jonathan a destra e Nagatomo a sinistra sembra al momento quasi impossibile per l’eclettico 25enne campano.
Quella di domenica sarà una partita speciale per il napoletano, visto che a San Siro arriverà la squadra che lo ha lanciato nel calcio che conta per un match che avrà il sapore di un vero e proprio scontro diretto per l’Europa. D’Ambrosio, però, a meno di clamorosi ribaltoni, assisterà a Inter-Torino seduto in panchina, continuando ad aspettare impazientemente che arrivi il suo momento.