Come spesso accade anche nella vita di tutti i giorni, basta poco per passare da momenti difficili da cui sembra impossibile uscire ad altri in cui ci si sente i padroni del mondo. Pressappoco è quello successo ad Andrea Ranocchia, che in questi anni di Inter ha vissuto la sua esperienza nerazzurra su un’altalena di rendimento che è sempre oscillata vertiginosamente tra picchi di altissima qualità e momenti di preoccupante incertezza.
Dall’arrivo del centrale umbro ad Appiano Gentile, diversi allenatori si sono alternati sulla panchina della Beneamata, ma quasi nessuno ha puntato con decisione sull’ex difensore di Bari e Genoa. Forse quello che più di tutti ha creduto in Andrea è stato Leonardo. Il tecnico brasiliano, da gennaio a maggio 2011, visto l’infortunio di Samuel, puntò tutto sulla coppia formata da Ranocchia e Lucio conquistando un buon secondo posto e la Tim Cup. Poi Gasperini, Ranieri e Stramaccioni hanno cercato di risollevare le sorti di una società che, dopo l’apoteosi del 2010, ha traballato pericolosamente fino al nono posto arrivato nella scorsa stagione.
In questi anni però, difficilmente Ranocchia è stato perno inamovibile della difesa. Anche con l’avvento di Mazzarri a Milano, la musica sembrava procedere sullo stesso spartito. Partenza incoraggiante condita da prestazioni impeccabili seguita da un calo drastico della prestazioni in campo, culminata con il quasi addio alla causa nerazzurra nel mercato di gennaio. Poi, grazie alle squalifiche che hanno falcidiato la retroguardia interista, Mazzarri contro il Torino ha rigettato Andrea nella mischia, ricevendo risposte più che positive.
La rivincita di Ranocchia è proseguita al Bentegodi sotto gli occhi di Prandelli. Dopo aver messo la museruola a Immobile, il centrale umbro ha fermato anche Luca Toni. Classe, grinta e concentrazione, con la tranquillità di chi forse non aveva più nulla da perdere. Proprio nel momento più basso della sua avventura in maglia nerazzurra parte la risalita di Andrea, che ora dovrà dimostrare anche quella continuità che gli è mancata finora nell’esperienza all’Inter. Le qualità ci sono tutte e se dovesse procedere su questa strada, rinnovo e Mondiali sarebbero tutt’altro che utopia.