Che fine hanno fatto Diego Milito e Ruben Botta?

Dal rinnovo di Guarin all’inserimento di Hernanes, dal miglioramento delle condizioni fisiche di Icardi al recupero psicologico di Ranocchia; il tutto passando per la rincorsa al quarto posto, unico vero obiettivo di un campionato travagliato. Sono diverse le tematiche emerse nell’ultimo mese della stagione interista, ma c’è qualcuno che sembra essere magicamente caduto nell’oblio, scomparendo dai radar nerazzurri. Stiamo parlando di Ruben Botta e Diego Milito.

Nell’ultima fase del match contro l’Atalanta, quando il risultato era ancora bloccato sull’1-1, ci si aspettava che Mazzarri potesse buttare nella mischia almeno uno dei due, per cercare di dare maggiore peso offensivo alla squadra; invece hanno fatto il loro ingresso in campo solo due centrocampisti (Alvarez e Kovacic) e un esterno (Nagatomo).

La scelta di Mazzarri di non puntare più su due pedine che, solo poco tempo prima, avevano visto aumentare considerevolmente il proprio minutaggio, ha scatenato parecchie perplessità: l’ex talento del Tigre è letteralmente scomparso dai radar dopo il pareggio di Roma, mentre ancora più strano è il percorso del Principe che, dopo aver giocato quasi 450 minuti tra gennaio e febbraio, non ha più disputato neanche uno scampolo di partita dal 23 febbraio a oggi.

Se per il numero 20 la scelta è giustificata dalla presenza di alternative di pari livello in rosa e dalla necessità di adattarsi progressivamente a una realtà più impegnativa rispetto a quella del campionato sudamericano, lo stesso discorso non può valere per il suo connazionale: Milito ha sì dimostrato di non avere più lo smalto di un tempo, ma per una decina di minuti la sua esperienza e il suo fiuto del gol sarebbero potuti tornare utili, vista l’assenza di altri bomber in rosa.

Al momento, il Principe rappresenta l’unica vera alternativa offensiva a Icardi e Palacio e, se è vero che non può più garantire lo stesso rendimento degli anni d’oro, dall’altra parte è inevitabile chiedersi se il suo contributo non possa tornare utile almeno per una manciata di minuti quando la partita sembra incanalata sui binari sbagliati.

In fondo, tra i 450 minuti giocati nell’arco di due mesi e la totale assenza dell’ultimo periodo, dev’esserci una via di mezzo capace di regalare ancora soddisfazioni.

 

Antonio Simone

 

 

Gestione cookie