Intervistato dal quotidiano Libero, Danilo D’Ambrosio ha parlato del suo inserimento nell’universo nerazzurro e delle sensazioni a pochi giorni dal suo primo derby della Madonnina. Ecco le parole dell’esterno napoletano:
E’ stato il primo colpo di mercato della gestione Thohir. Le pesa questa etichetta?
“Me l’hanno detto in molti, ma in realtà non mi sono sentito come primo acquisto di una nuova era. L’importante era arrivare in un club blasonato e importante come l’Inter”.
Il primo acquisto di Moratti fu Zanetti…
“Spero di fare la metà di quanto ha fatto il capitano. Fare una carriera così andrebbe già oltre i miei obiettivi”.
Che effetto fa l’idea che smetta?
“Se ne parla ma non penso che possa smettere fra venti giorni. Magari lo farà, però per come lo vedo io potrebbe giocare altri dieci anni”.
A Torino aveva il “posto fisso”, lo ha abbandonato a metà stagione per ricominciare da capo in nerazzurro. Ma chi glielo ha fatto fare?
“E’ stata una scelta difficile ma volevo fare un salto di qualità in una squadra importante. Volevo mettermi in discussione per vedere dove posso arrivare”.
Grazie a chi è arrivato all’Inter?
“Sicuramente grazie ai compagni di squadra. Ma anche grazie a Ventura, con i suoi insegnamenti ho sentito meno l’impatto con una grande squadra come l’Inter. Mi ha dato fiducia, mi ha insegnato tatticamente tante cose su cui primo ero in difficoltà. Con lui ho imparato sia tatticamente che sul livello della personalità, anche a credere nelle mie potenzialità, in quello che posso fare e cercare di fare ogni giorno sempre di più”.
Quanto è differente il modo di interpretare il gioco da Ventura a Mazzarri?
“Cambiano gli obiettivi della squadra. Al Toro ad inizio anno si chiedeva la salvezza, all’Inter gli obiettivi erano altri. Al Toro se pareggia in casa col Bologna va benissimo il punto, se l’Inter pareggia con il Bologna sembra quasi una sconfitta”.
Quindi tatticamente come cambia?
“Cambia che il gioco dell’Inter deve essere più offensivo, si punta sempre a vincere ogni partita mentre il Torino è più guardingo”.
Per gli esterni il gioco di Mazzarri è faticoso. E’ lecito aspettarsi di vedere il vero D’Ambrosio solo nella prossima stagione?
“Ci vuole tempo per entrare negli schemi del mister. Parla anche il passato, alla lunga tutti quanti sono usciti ed hanno fatto un gran campionato, all’inizio è normale che gli esterni possano fare un po’ di fatica. Anche perché al D’Ambrosio dell’Inter non si chiedono le stesse cose del D’Ambrosio di Torino”.
Meglio a destra o a sinistra?
“Per me uguale, ultimamente mi ha schierato a destra ma non cambia molto. Così come cambia poco tra difesa a 3 o a 4. Contano più i concetti che il modulo”.
In cosa è migliorato in questi sei mesi?
“Se vuoi emergere all’Inter serve grande personalità, servono spalle più larghe”.
Bonera ha detto: “Mazzarri è il segreto dell’Inter”. E’ d’accordo?
“Direi di sì, la squadra rispecchia l’allenatore. Se il mister non è mai stato esonerato e ha fatto bene da tutte le parti sicuramente ci sarà un motivo”.
Cosa manca all’Inter per lottare per scudetto?
“Bisogna programmare, l’anno prossimo ci saranno nuovi acquisti, è un periodo di transizione. I frutti arriveranno negli anni”.
Ha vissuto il derby a Torino, ora sta per vivere quello di Milano. Differenze?
“Completamente diversi. C’è molta distanza tra Juve e Torino, mentre Inter e Milan sono più vicine. Del derby di Milano non si parla solo in Italia ma anche in Europa e nel mondo, per cui è normale che si senta di più”.
Chi la preoccupa tra i rossoneri?
“Sono pieni di giocatori forti, è un’ottima squadra, ma noi siamo l’Inter e non possiamo temere nessuno, soprattutto il Milan”.
Quanto è stato vicino al Milan a gennaio?
“Forse non abbastanza, visto che sono arrivato all’Inter. Ma sono io ad aver voluto più l’Inter rispetto al Milan”.
A cena con Galliani o con Cairo?
“Con Thohir”.
Con chi scambierà la maglia domenica?
“Credo con nessuno, la maglia del primo derby me la tengo stretta”.
Il suo modello di gioventù?
“Quando ero piccolo essendo di Napoli e giocando trequartista non poteva che essere Maradona. Poi sono cresciuto e mi hanno arretrato di posizione, quindi è diventato Maicon”.
Cosa pensa della squalifica della Curva per i cori razzisti?
“San Siro senza propria curva è surreale. In queste grandi piazze è normale che l’appoggio dei propri tifosi sia una cosa in più, ci dispiace non poterli averli vicini”.
Nel 2005 poteva andare al Chelsea, invece scelse la Fiorentina. Ogni tanto pensa che potrebbe essere a Londra allenato da Mourinho?
“E’ passato troppo tempo, avevo 17 anni. Credo però di aver fatto la cosa giusta”.
Ha fatto un’iniziativa particolare su Twitter.
“E’ nata spontaneamente. Tutto ciò che faccio non lo vado a dire sui giornali o sui social. Però volevo da tempo aprire un profilo e volevo farlo in maniera differente dagli altri. Ho pensato a questa iniziativa in modo che anche la gente possa fare un gesto importante nei confronti dei bisognosi”.
Partendo dal presupposto che il Mondiale ormai è andato, l’Europeo 2016 più un sogno o un obiettivo?
“Entrambi. Non lavoro giorno dopo giorno con l’ansia di dover arrivare a quell’obiettivo. Cerco sempre di pensare partita per partita. La nazionale però passa prima dall’Inter, prima di mettere in difficoltà Prandelli dovrò mettere in difficoltà Mazzarri”.
Tornando al derby, con il Torino hai già segnato al Milan. Ripetersi non sarebbe male…
“Mi sto allenando bene, ma a prescindere dalla mia prestazione o da un mio gol l’importante è vincere il derby, nient’altro”.
Meglio un ko nel derby e il quinto posto oppure una vittoria con il sesto posto finale?
“Preferisco una terza via, la risposta è semplice: vincere ed arrivare quinti”.
This post was last modified on 1 Maggio 2014 - 23:32