Intervistato in esclusiva dal blog “Quelli che l’Inter”, Ivan Ramiro Cordoba ha parlato della sua avventura nerazzurra, tra passato, presente e futuro. Ecco le sue parole:
Che tipo di difficoltà incontra un ragazzo come lei che a 24 anni lascia la propria terra, i propri cari per trasferirsi in una realtà completamente differente?
“Non ho trovato nessuna difficoltà perché sono arrivato insieme a mia moglie per fare bene e tentare di ottenere dei risultati importanti in questa squadra”.
“Andavo da Zanetti e gli dicevo: sono anni che ci facciamo un mazzo così e non riusciamo mai a vincere niente”. E’ stata dura, vero?
“Sì che è stata dura! Le cose più belle nella vita hanno un valore, e non parlo di soldi. Parlo del successo della felicità e l’esito di arrivare ai traguardi dopo tanto lavoro. Ci sono momenti di questo percorso dove vedi molto lontano gli obiettivi ma è li che devi continuare a lavorare ancora più forte, combattere le ingiustizie (dimostrate) e non mollare perché dopo quando le regole diventavano uguale per tutti diventavi te il più forte. In questo caso con Zanetti ci siamo sempre chiesti come mai non riuscivamo a raccogliere i frutti del lavoro. E lui che è una delle persone più positive che conosco, mi diceva che prima o poi tutto questo impegno ci doveva portare al successo”.
Cinque scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe Italiane, una Champions League, un Mondiale per Club e 18 gol realizzati. Se lo sarebbe mai immaginato tutto questo?
“Sinceramente no. Avevo immaginato di vincere con l’Inter anche solo una Coppa e sarei stato già molto felice. Immaginate dopo!”
22 maggio 2010, state per uscire dagli spogliatoi per entrare in campo. Le ultime parole di Mourinho.
“Vi chiedo scusa ma le parole che si pronunciano prima di ogni partita tra di noi, lì devono rimanere. Però posso dire che ogni sguardo dentro a quello spogliatoio poteva dire tanto, perché stavamo per scrivere una delle pagine piu’ importanti del calcio italiano”.
Chi meglio di lei può parlarci di quel “monumento” di nome Javier Zanetti.
“Parlare di lui è superfluo. Perché parla per lui tutto quello che ha fatto come sportivo e come persona”.
Come racconterà la sua Inter ai nipotini?
“Come si raccontano i sogni immaginati e poi vissuti”.
Ci descriva il Cordoba versione Team Manager, di cosa si occupa?
“Le mie responsabilità sono legate all’organizzazione della vita della squadra e, da questo punto di vista, sono molto soddisfatto. Il gruppo è molto unito e questo aiuta senza dubbio a lavorare meglio”.
Massimo Moratti. Un aggettivo per descriverlo.
“E’ unico!”
Erick Thohir, il nuovo Presidente. Ci aiuti a conoscerlo meglio.
“E’ un grande lavoratore. Non si ferma mai. Può portare qui da noi una nuova idea di calcio che unisca una visione moderna ai principi che ci hanno fatto innamorare di questo sport: amore e passione per i nostri colori”.
Soddisfatto sin qui dell’andamento della squadra?
“Dal punto di vista sportivo è sempre meglio parlare a fine campionato”.
Non ritiene che all’Inter manchi un difensore alla Cordoba?
“Penso che abbiamo un reparto difensivo attrezzato molto bene. Con qualità diverse che servono per affrontare tutti i tipi di attaccanti che ci sono nel calcio Italiano. A questo aggiungiamo l’esperienza di Vidic per il prossimo anno, direi che siamo messi molto bene”.
La Colombia è sempre più una fucina di ottimi calciatori. Ci vuole indicare un nome che secondo lei diventerà un top?
“Ci sono 3/4 giocatori che secondo me hanno le caratteristiche per diventare dei top. Ma i nomi li dico solo alla nostra società. Non si sa mai che qualcuno…”
Associazione “Colombia te quiere ver”. L’ennesimo “trofeo” di casa Cordoba?
“Il significato di questa Fondazione è quello di devolvere alla gente tante cose buone che Dio ha dato a me e alla mia famiglia. La nostra volontà di aiutare in Colombia i più disagiati la porteremo avanti indipendentemente dalle possibilità di raccogliere i fondi. E’ qualcosa che personalmente voglio garantire a questi bambini”.