Thohir: “Per vincere servono i fuoriclasse, ma conta il gruppo. Il rapporto con Moratti…”

In questi giorni Erick Thohir è negli Stati Uniti per seguire la tournée della sua Inter che sta ben figurando al cospetto di potenze del calcio mondiale come Real Madrid e Manchester United. In un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, il presidente nerazzurro ha raccontato tutto sulla sua creatura. Ecco la prima parte delle dichiarazioni del tycoon indonesiano.

Presidente, è soddisfatto di come sta nascendo la nuova Inter?

“Ho sempre creduto che serva un gruppo forte, dentro e fuori dal campo. Ai dirigenti che già c’erano e che stanno facendo benissimo, abbiamo aggiunto  gente come Michael Bolingbroke, Claire Lewis, Dan Chard (appena ufficializzato nuovo responsabile delle vendite internazionali e Luca Innocenti. Scelti non perché sono miei amici, ma per una carriera ricca di successi. Se poi mi chiede se sono soddisfatto, le dico di sì ma che è presto per tirare conclusioni. Vedremo i primi risultati nel giro di un paio di mesi. Nel calcio non ci sono certezze. Dovremo lavorare duro e dare il meglio”.

La rivoluzione societaria può dirsi completata?

“Potrebbero esserci altri nuovi innesti, ma a volte è giusto far crescere di posizione anche chi era già parte del gruppo. Ausilio è l’esempio più lampante”.

Cosa può dirci del super vertice di lunedì?

“È stato un confronto importante. Intanto perché alcuni dirigenti ancora non si conoscevano tra di loro. Abbiamo gettato le basi di un progetto triennale in cui voglio che tutti si sentano coinvolti sapendo cosa fanno gli altri. Siamo molto chiari a livello di obiettivi e di cose da migliorare”.

Possiamo dire che la sua società è diventata operativa con questo vertice?

“Inizieremo dall’1 agosto. Da sempre ho spiegato anche alla famiglia Moratti quella che sarebbe stata la mia strategia nei mesi a venire”.

A proposito dei Moratti, li aveva invitati al vertice?

“Certo, ma loro hanno detto che prima era importante si conoscessero i nuovi dirigenti. Ci vedremo nel Cda di fine agosto. Sono grandi persone. Non amano apparire, ma si tengono aggiornati su tutto”.

Eppure Massimo Moratti fa capire di contare ormai poco, mentre lei insiste che il suo ruolo è importante. Dove sta la verità?

“Moratti è davvero importante, ma ora devo rispettare la sua posizione. Ora preferisce non interferire con le mie decisioni. Ma che sia sempre lì lo dimostra il fatto che quando qualcuno attacca la società lui è pronto a reagire, a prendere posizione. È stato il leader del club per 18 anni, anche io farei come lui. Poi è vero che a volte ci sono delle divergenze, ma l’importante è confrontarsi su tutto. E spesso dagli scontri nascono soluzioni vincenti per il club. Se litighi per qualcosa vuol dire che ci tieni”.

Nel vertice avete parlato anche di mercato?

“No, vengo aggiornato quotidianamente da Ausilio. Il mercato è ancora lungo. Anche per questo non possiamo ancora fissare un obiettivo per la prossima stagione diverso dall’Europa League”.

Quindi non vuole nominare la Champions League?

“Non prima di aver chiuso il mercato e di aver visto cosa faremo nei primi match ufficiali. Inutile fare proclami ora, ma abbiamo grandi ambizioni”.

Anche perché colmare il gap con Juve, Roma e Napoli non sarà facile.

“Per fare una squadra forte non basta mettere insieme giocatori forti. Molto dipende da come il gruppo sa lottare insieme. Vi porto gli esempi di Costarica, ma pure del mio DC United, ultimo lo scorso campionato e al vertice in questo. Poi è chiaro che servono i fuoriclasse. Se a gennaio non avessimo preso Hernanes forse non saremmo arrivati in Europa League”.

Crede che senza Conte la Juve perda molto?

“Loro rimangono una delle favorite. Ma ogni club ha la propria strategia . Noi abbiamo una rosa forte ma equilibrata. Nell’età e nei vari ruoli. Tenere giocatori in esubero non farebbe bene a nessuno”.

 

 

 

 

 

 

 

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