Dopo 15 mesi di lavoro con una base di giocatori, Walter Mazzarri non è ancora riuscito a dare un gioco e un’identità alla sua squadra. Ha fallito per l’ennesima volta la terza vittoria di fila. Una roulette russa, in cui non sai mai che risultato uscirà.
La Gazzetta dello Sport individua i tre capi d’accusa principali.
Si comincia con la difesa, che ha già subito dodici reti e dà sempre la sensazione di precarietà. In generale è l’approccio alla gara che appare troppo molle e senza ferocia. Ogni volta che il tecnico prova a variare il modulo difensivo, la squadra sbanda, soprattutto quando si chiede a Ranocchia di fare il terzino destro.
Il problema centrale dell’Inter sembra però essere la lentezza di una manovra mai fluida. In questa maniera, con nessuno che fa movimenti, cresce esponenzialmente la difficoltà di cogliere impreparati gli avversari che hanno sempre il tempo di risistemarsi in campo. I contropiedi sono un’utopia.
Infine l’attacco. Ridotto all’osso, con i soli Icardi e Palacio a tirare avanti la carretta. I due appaiono davvero stanchi, c’è tanto possesso ma latitano le occasioni da gol. Non a caso nelle ultime due partite, prima di ieri, le reti sono arrivate con un rigore. Situazione dovuta anche alla poca lungimiranza della dirigenza, che pur conoscendo la condizione non ottimale di Palacio reduce dal mondiale, ha deciso che tre punte avrebbero potuto sostenere il peso di 50 partite stagionali.
A breve l’infermeria dovrebbe svuotarsi e riportare alternative nella formazione nerazzurra. E ci sarà la sosta. Ma il problema sarà di non poter lavorare con il gruppo al completo. Avanti così, tra pseudo alibi e decadenza.