GdS – Sponsor e denaro più forti delle tradizioni calcistiche

Il mondo del calcio negli ultimi anni è diventato un vero e proprio show business, una realtà surreale per la quantità di denaro in circolazione rispetto a tutti gli altri settori della vita e capace anche di spazzare via logiche e tradizioni che resistevano da più di un secolo, ovvero dalla nascita di questo sport nei campetti inglesi di periferia.

Una metamorfosi che è arrivata a toccare persino le gloriose maglie del passato e come ultimo esempio, in ordine cronologico, ha toccato il Barcellona. Il club spagnolo, infatti, dopo ben 115 anni di storia ha deciso di cambiare il proprio look esibendo dalla prossima stagione delle casacche a tinte orizzontali con conseguente disperazione da parte dei tifosi fondamentalisti della Catalogna.

Un cambio drastico che è solo la naturale conseguenza di un processo di merchandising da parte delle big d’Europa perché il calcio ha continuamente bisogno di nuovi introiti e le sponsorizzazioni rivestono un ruolo molto importante per le casse delle società, pronte ad investire questi soldi in questo e quel giocatore per poter dare nuova linfa emotiva ai tifosi e contribuire a tenere alto il tenore del giocattolo e continuare nell’obiettivo di essere sempre competitivi per i massimi traguardi.

Quello che balza più all’occhio, anche in Serie A, sono i cambiamenti stilistici ed anche cromatici per la maggior parte delle squadre del massimo campionato con le principali piazze a farla da padrone. La Juventus ha proposto una maglia verde per la Champions League e ed il Milan in tenuta oro nella sfida interna contro l’Udinese.

Un processo a cui anche l’Inter non è potuta resistere. Forte di un contratto con la Nike fino al 2024, i nerazzurri in questa stagione hanno notevolmente cambiato pelle. Fino ad un anno fa eravamo ancorati ad una maglia a strisce verticali nero e azzurre molto larghe (come da tradizione dal 1908) e dalla casacca in tinta bianca per gli eventi in trasferta della squadra.

Ora il quadro è comunque drasticamente cambiato a livello cromatico ed estetico. Nella prima maglia, infatti, è quasi completamente sparito l’azzurro, ridotto a delle righine su una casacca praticamente di carattere nero. Uno stile gessato che potrebbe esaltare la mascella da duro di Gary Medel ma che poco si abbina con lo stile in cui avvengono le partite, ovvero alla Scala del Calcio. La maglia bianca è segnata in orizzontale da strisce grigie e la terza maglia è completamente azzurra ed usata spesso in Europa League.

Tutto questo per questioni di marketing e poco importa se alla fine il club è disposto a scendere a compromessi minando parzialmente la propria identità. Siamo in un’epoca dove, più che mai, il soldo la fa da padrone ed il tifoso purista della maglietta deve rassegnarsi a questa logica, non pensare all’aspetto nostalgico ma vedere solamente quelli che possono essere i vantaggi di questi super-sponsor, cioè l’ingente denaro e la possibilità di muovere top-player.

Considerando che il Real Madrid cambierà la denominazione del proprio impianto, passando dal leggendario Santiago Bernabeu ad un qualunque ‘Abu Dhabi Stadium’, andando avanti di questo passo se ne vedranno davvero di tutti i colori.

 

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