E’ un Mancini aperto, sincero e divertente quello che racconto il suo momento e quello dell’Inter a La Gazzetta dello Sport. Ecco la prima parte della sua intervista:
Difficile ma non impossibile: Mancini vuole riprendersi tutto ciò che conquistò 10 anni fa?
«Sì. Ci vuole tempo, lavoro, programmazione e attenzione. Ma bisogna tornare a vincere. Lo penso e lo ribadisco».
Gli ostacoli più grandi?
«Le altre squadre, che giocano insieme da anni. La Juve, la Roma, poi il Milan e il Napoli che è miglioratissimo».
E gli ostacoli in… casa?
«E’ giusto che io sottolinei una cosa: prendere una squadra a metà stagione non è mai facile: pian piano devi conoscere situazioni, giocatori, condizione di ognuno. E rispetto a dieci anni fa è tutto meno semplice perché là c’era una squadra che aveva già vinto, sapeva come fare. Però questi ragazzi hanno appreso subito: in tanti anni di carriera non ho mai avuto una squadra così ricettiva in pochi giorni a disposizione».
Detto questo, ecco i soliti errori difensivi.
«E’ successo anche con la Lazio, ma la ripresa è stata buonissima: questa squadra ha carattere. E si cresce anche dentro e con gli errori».
C’è sempre il ritorno in Champions nel mirino.
«Assolutamente. Come ha detto Bolingbroke: why not? Se ci andiamo vado a Santiago de Compostela davvero, promesso».
Serve mercato, ma il fairplay finanziario è una mannaia.
«Per quel che potrà fare, la società mi ha dato pienissima disponibilità: un bel sentire».
Sotto l’albero vorrebbe 2 o 3 regali, giusto?
«Due o tre andrebbero bene, sì». Sorride.
Veniamo al sodo. Cerci è in pole.
«Giocatore forte e importante, e mi pare di aver capito (ride, ndr) che voglia tornare in Italia. Ci vuole un colpo di fortuna…».
Ci vuole uno scontento. Anzi, due.
«L’esterno d’attacco è un obiettivo, poi vediamo come si evolverà il mercato di gennaio. Dobbiamo seguire chi non gioca, chi non è motivato ed è infelice dove si trova. Cerci ha difficoltà a Madrid, non gioca, ma forse se l’Atletico l’ha preso è perché ha un progetto anche attorno a lui».
Possibilità di aggancio?
«Ci siamo dietro da tempo. Diciamo alte, ma lo diciamo piano».
Lavezzi?
«Nel calcio può succedere di tutto. Lui è un big, conosce la serie A ma è pur sempre del Psg».
Sussurro: il Pocho vi raggiungerà a giugno.
(ride) «Chissà…»
L’egiziano Salah?
«Giovane molto interessante».
Perisic vi piace, esatto?
«Sì. Buon giocatore, profilo giusto: poi nemmeno lui è facile da prendere».
Centrocampo: Lucas Leiva? Capoue?
«Il brasiliano è sempre un big, la sua esperienza ci sarebbe utile. Ma è sempre del Liverpool, vediamo… I club non mollano facilmente».
Può darsi che ci siano cessioni per arrivare a un obiettivo?
«Beh, sì, nel calcio succede: magari con un’uscita importante puoi acquistare giocatori che creino una base anche per il futuro, giovani o meno».