Dalla partita di oggi è emersa in maniera chiara e nitida la mancanza di un leader nella squadra nerazzurra. Non c’è un uomo al quale aggrapparsi, un giocatore che ricompatti i compagni nei momenti di difficoltà, che si faccia dare palla e provi a risolvere la situazione. Nell’Inter attuale non si può dire che manchi la qualità: Kovacic, Shaqiri, Podolski e compagnia cantante hanno i piedi e le possibili giocate per fare la differenza. Nessuno, per i più svariati motivi, ha però la stoffa o la personalità per imporsi. L’epurazione argentina e della squadra del Triplete è stata lenta per alcuni, ma forse ad essere sbagliati non sono stati tanto i tempi, ma le modalità con le quali è avvenuta. La squadra si è trovata in questa stagione con tutti i suoi leader emigrati verso altri lidi, senza che alle spalle ci fosse qualcuno in grado di reggerne il peso dell’eredità. A qualcuno manca l’esperienza, a chi il carattere e a chi le qualità.
Ranocchia, designato capitano, ci sta mettendo la faccia e l’impegno, ma i risultati scarseggiano. Non che qualcuno remi contro di lui ovviamente, ma l’insicurezza che a volte trasmette per primo non lascia pensare al fatto che sia poi in grado di gestire un’intera squadra. Juan Jesus è troppo giovane ed inesperto per ergersi a leader, mentre Guarin ha avuto un rapporto talmente troppo altalenante coi tifosi per essere una guida credibile nei momenti di difficoltà. I fatti di oggi sono lì a dimostrarlo. Palacio e Handanovic, i migliori giocatori delle ultime annate, potevano essere ottimi punti di riferimento, ma se il primo sta vivendo la fase più critica della propria carriera, il secondo sembra essere troppo taciturno e, soprattutto, stufo di raccogliere più volte del dovuto la palla dal sacco. Kovacic e Icardi? Considerati perni inamovibili e talenti indiscussi dell’Inter del futuro, sono troppo giovani e discontinui per trascinare un’intera compagine. Il primo, ancora alla ricerca di continuità di prestazioni, sembra naufragare con la squadra nelle situazioni di emergenza, mentre Icardi è il giocatore che ha bisogno di essere assistito per rendere al meglio. Shaqiri viene da un ambiente abituato a vincere, ma bisogna dargli il logico tempo di calarsi nella nuova realtà e prenderne confidenza.
Nessuno di questi giocatori appare in grado di ergersi a salvatore della patria, né in campo, né nello spogliatoio. La guida di Zanetti, Cambiasso e Samuel non c’è più, così come negli anni sono venute a mancare personalità carismatiche del calibro di Maicon, Eto’o, Sneijder, Stankovic, Materazzi, Ibrahimovic, gente abituata a far sentire la sua importanza sia nel rettangolo di gioco che fra le mura di Appiano Gentile. Con il carisma e la personalità ci si nasce in alcuni casi, ma è anche possibile svilupparli e le occasioni in cui si tocca il fondo, come oggi, sono quelle in cui devono iniziare a venir fuori quelle qualità che non si fermano ad un tiro o a un dribbling vincente. Questi giocatori un giorno saranno forse più forti, perché giornate come quella di oggi forgiano il carattere e fanno capire che, per diventare dei vincenti, c’è bisogno di tirare qualcosa dalla propria testa e dal proprio orgoglio. Ora o mai più. Il fondo è stato già raschiato, questo sarà il momento per iniziare a dimostrare il proprio valore, sia da un punto di vista tecnico che di personalità.
This post was last modified on 1 Febbraio 2015 - 18:33