Come riportato dall’edizione odierna della Gazzetta dello Sport il “piatto piange” e non è il momento di fare gli schizzinosi. Il colpo decisivo alle entrate dell’Inter sarebbe sicuramente la qualificazione in Champions, ma anche i proventi minimi dell’EL sono da tenere in considerazione.
UN PO’ DI CONTI La coppa meno prestigiosa può garantire 8-10 milioni di euro, tra premi, botteghino e diritti tv. Inoltre offre quel minimo di visibilità europea necessaria per i marchi e per i vari sponsor. La partecipazione all’EL è il presupposto sul quale l’Inter ha stilato il piano quinquennale di crescita e risanamento grazie al quale è arrivato il maxi-prestito di 230 milioni ad opera di Goldman Sachs. Inoltre il team di Thohir sta pensando a pagare la temuta multa per il FPF proprio con i soldi incamerati dall’Europa League, in attesa del proseguimento del torneo.
AUSTERITY Tutti questi calcoli sono nati dal fatto che siamo in un’era austera dove la debolezza economica si rivede in campo. L’Inter, dopo l’apice dei 251 milioni di ricavi nell’anno del triplete è sprofondata a 167. Gli investimenti di Moratti a fondo perduto sono un ricordo lontano. Ormai le società si devono necessariamente autofinanziare. I crescenti debiti rendono difficile le operazioni di risanamento.
CONTI IN ROSSO Dopo l’insediamento indonesiano tra i nerazzurri, costato 75 milioni ha provveduto ad elargire 22 milioni tra maggio e giugno. Ha giovato poi dei 15 milioni di Moratti e ha ottenuto dalle banche un prestito di 230 milioni. Liquidità non sufficiente per la società e i desideri di Mancini, visto che si sta pensando all’emissione di un bond di 280 milioni che estingua il debito accumulato e alimenti la cassa. E’ l’azzardo di Thohir, azionare la leva del debito per investire ed arrivare alla Champions. E se non arrivasse la Champions ci sarà l’EL. E se non arriverà l’EL sarà dura…