Se a lanciarti nel calcio che conta, in quello dei grandi e in una squadra come l’Inter, è un certo Josè Mourinho non si può pensare che la scelta sia stata casuale. Davide Santon ha vissuto la sua prima esperienza in maglia nerazzurra proprio fra il 2008 e il 2010 quando sulla panchina sedeva il tecnico portoghese che fin da subito intravide in lui doti tecniche e tattiche fuori dalla norma.
Soprannominato da Josè come il “Bambino” per la sua tenera età essendo all’epoca era appena 18enne, il piccolo Davide si era mostrato pienamente in grado di gestire ogni situazione e farsi trovare pronto a ogni chiamata, che fosse di campionato o di Champions League.
Lasciata l’Inter nel gennaio 2011 nell’operazione che vede l’arrivo in nerazzurro di Nagatomo, Santon disputa a Cesena la seconda parte di stagione prima di essere ceduto a titolo definitivo al Newcastle dove in tre anni e mezzo colleziona in totale 94 presenze fra Premier League e FA Cup e 1 gol segnato contro il Wigan nel 2013.
Si giunge così al gennaio 2015 quando Roberto Mancini chiede il ritorno di Santon, di quel ragazzo ormai uomo grazie alla preziosa esperienza in Inghilterra e alla nascita della figlia. Tornato all’Inter dopo un periodo sfortunato dal punto di vista fisico (appena una presenza nella prima parte di stagione), fin da subito diventa un inamovibile del Mancio.
Infatti già 3 giorni dopo il suo arrivo viene impiegato nel match di Coppa Italia contro il Napoli e da quel momento la fascia sinistra è rimasta di sua competenza visto che ha disputato da titolare anche le seguenti 5 partite con i nerazzurri, destando un’ottima impressione e mostrando di essere cresciuto e non poco nelle ultime stagioni.
Oltre a mostrarsi molto più attento difensivamente e propositivo, come riporta La Gazzetta dello Sport, sono anche i numeri a confermare la crescita del terzino fra la prima e la seconda avventura in maglia Inter. E’ aumentato il numero di palloni recuperati a partita, diminuito il numero di falli commessi e sono aumentati a dismisura i passaggi riusciti oltre che le verticalizzazioni e le azioni d’attacco.
Insomma quel “Bambino” è diventato grande e continuando così non è da escludere che possano per lui riaprirsi anche le porte della Nazionale dove manca dal febbraio 2013.
This post was last modified on 28 Febbraio 2015 - 10:30