Mancini al termine di questa stagione molto probabilmente non andrà via, perché in questi mesi si sta solo preparando il “terreno” per le stagioni a venire. Nel malaugurato caso dovesse lasciare la panchina nerazzurra, il Mancio avrebbe comunque lasciato un segno indelebile per chiunque verrà: la mentalità!
Come aveva fatto nella sua prima esperienza all’Inter, ora si sta ripetendo. Per vincere o per lottare al vertice devono esserci i giocatori giusti ma soprattutto deve esserci la testa, per pensare di essere i migliori, per non soffrire di vertigini quando si sta in alto, per essere maturi e cinici e a volte fortunati, c’è bisogno di mentalità. L’Inter in tutto il suo organico, sia in società che in rosa, sta facendo questo passaggio.
Anche se non ci sono particolari top player a disposizione del tecnico jesino, i giocatori iniziano a ragionare da grande squadra. Ieri sera i nerazzurri sono entrati in campo schierando un 4-3-1-2 con gli 11 teorici titolari ma qualcosa non ha funzionato.
Santon è apparso in difficoltà su Mertens, Brozovic ha avuto una piccola involuzione tattica e non riusciva ad uscire dalla morsa dei centrocampisti azzurri, Guarin sembrava un po’ compassato e la coppia di centrali…
La coppia di centrali difensivi farebbe dannare chiunque, Mancini no, o meglio, non in tutto.
Nonostante tra Juan Jesus e Ranocchia ne abbiano combinate di tutti i colori, il tecnico li obbligava a giocare alti, a stare corti e ad attuare la tattica del fuorigioco.
Mancini lo ha anche ammesso ai microfoni nel dopo partita: “In fase difensiva siamo così…“, ma poco importa, conta la testa e l’approccio. Il tecnico sa che probabilmente non potrà puntare su quella coppia per puntare in alto o per lottare per trofei, ma la giusta direzione va già pera ora.
Una cosa si può appuntare al tecnico per il match di ieri sera: non ha saputo scegliere gli uomini più volenterosi e più in forma del momento. Sicuramente però ha saputo correggere il tiro e far cambiare volto alla squadra. Ha inserito Hernanes, ha spostato Santon sulla sinistra ed è passato al 4-2-3-1 e la partita è decisamente cambiata. Avendolo fatto fin dall’inizio forse le cose sarebbero andate diversamente ma con i sé e con i ma, non si ottiene nulla.
Una buona prova di Maurito, completamente trasformato dalla cura Mancini, uomo a tutto campo che combatte, si sacrifica e si propone, solito Medel tuttocampista e buona gara di Palacio che, partita dopo partita, sta tornando ad essere se stesso.
Per scegliere gli uomini avrà, per stessa ammissione della società, tutto il tempo necessario, ora per Mancini è tempo di preparare gli ingredienti per una grande ricetta nel prossimo futuro.
Gli elementi base sono cuore e mentalità ed i tifosi già sognano.