I tifosi ci credono sempre, anche quando tutti i segnali lasciano presagire il contrario. L’Inter vista contro il Cesena e nel match di andata avrebbe dovuto far immaginare la qualificazione soltanto ai più fervidi sognatori, invece, il popolo nerazzurro ha risposto all’appello di Mancini e di Ranocchia, accorrendo in massa allo stadio e facendo sentire tutta la propria vicinanza. Il pre-partita con il calore della Curva Nord, il momento dell’inno e l’applauso che perdonava Carrizo dava l’idea della grande serata, sembrava volesse indicare il giusto viatico da intraprendere per regalare finalmente una notte di festa e soddisfazione.
Tutto ciò si è dissolto abbastanza in fretta: gli applausi per l’inizio frizzante e le palle goal create sono stati soppiantati dal goal di Caligiuri. Il silenzio si è fatto dunque assordante per la squadra, incapace di reagire psicologicamente e non più supportata a dovere. Chi immaginava, nel secondo tempo, un’inversione di tendenza o un tentativo veemente di riscatto è rimasto deluso. L’Inter già non ci credeva più, era scollegata e lasciava imperversare il possesso palla tedesco. Il silenzio è nuovamente mutato: si è composto di fischi e urla per i più banali errori e per l’incapacità di lottare, fischi che si sono incentivati al momento delle sostituzioni e urla che si sono unite nel fatidico coro “tirate fuori le p….”.
Il goal di Palacio è stata la scintilla che ci voleva. La tifoseria si è riunita con la squadra, ha ridato quella forza e quella spinta che servivano. Tutto inutile. Il lampo dell’argentino, l’unico a crederci e a provarci davvero, è stato un lampo isolato nella stentata ripresa. L’Inter non ha creato più nulla e ha finito col perdere pure la partita di ritorno, sprofondando in un mare di fischi giustificati e rabbiosi. E fu così che il Wolfsburg ribaltò San Siro, portandolo dall’iniziale entusiasmo illusorio all’ennesima delusione stagionale. La Scala del calcio non fa più paura a nessuno: Fiorentina, Cesena, Wolfsburg, ognuno può sentirsi libero di fare risultato. Restano solo, sullo sfondo, i cori finali della Nord: “avete rotto i c….”. Più chiaro di così.