Parafrasando il titolo di un celebre film americano con Jean-Claude Van Damme, si può e si deve sintetizzare così, l’analisi della società nerazzurra.
Ma perché? Per molte ragioni e le colpe sono da attribuire a molti, nessuno escluso.
Massimo Moratti, dopo anni di lotte, amore e trionfi ed il suo entourage, in primis il fidato Marco Branca, hanno gestito il post triplete in maniera a dir poco scellerata.
Poi l’ex patron nerazzurro e Marco Branca decidono di affidare, con piena e cieca fiducia, la squadra a Walter Mazzarri.
L’allenatore livornese, in un tourbillon di progetti societari, quello basato sulla rinascita, sui giovani, sull’accademia ed in fine sulla nuova proprità “globale” del tycoon Thohir, ha lavorato, non avendo un carisma forte ed attrezzato per gestire il mondo Inter, per salvare la baracca, per non prenderne più che per darle, lasciando una mentalità ed un’immagine della sua squadra quasi da provinciale, snaturando il blasone e la natura della squadra del biscione.
La nuova proprietà, perseverando negli errori, si è affidata ancora una volta a Mazzarri, facendo una campagna acquisti, sotto la supervisione del tecnico, che si è rivelata lacunosa e fallimentare.
Poi la svolta, il cambio di direzione, l’arrivo del top Roberto Mancini che, dopo un primo momento in cui ha entusiasmato tifosi e giocatori, si è arreso all’evidenza, è stato tradito dai suoi stessi giocatori e non riuscendo più a gestirli ed organizzarli, aspetta la rivoluzione invernale.
Anche i tifosi aspettano la definitiva rivoluzione.
Chi ha sbagliato faccia un mea culpa e si provi a gettare alle spalle il passato, guardando e costruendo un’Inter che meriti la passione dei suoi tifosi.
This post was last modified on 8 Aprile 2015 - 09:38 09:38