La paura, il terrore. La sfida più importante, quella con la vita, la lotta contro il tempo, la voglia di torna a vivere e sorridere perché si ha ancora tanto da fare, da dare, da giocare. I brutti momenti per il giocatore della Roma Leandro Castan sono ormai alle spalle ma il timore di non farcela, di non stare bene, c’è sempre. Perché il tumore è l’avversario più grande da sconfiggere e con esso la paura che possa tornare. Ancora. Sono queste le sensazioni che il giocatore svela a Il Tempo, riportate dal portale di Gianluca Di Marzio, dove ripercorre le tappe di un vero e proprio incubo, per fortuna adesso lontano.
“Nel primo tempo contro l’Empoli ho fatto uno scatto e ho sentito una fitta alla gamba sinistra. La sera mi girava un po’ la testa, e il giorno dopo il medico mi ha portato dall’oculista. Lì la visita è andata bene, poi ho fatto una risonanza magnetica e hanno scoperto che avevo questo corpo grande quanto una fragola nel cervelletto. I medici hanno escluso subito un tumore, secondo me sapevano già dopo una o due settimane cos’era di preciso, ma me l’hanno detto solo dopo due mesi. Ho avuto tanta paura: i tifosi sui social mi chiedevano se avevo un cancro ed io ho pensato di morire. Ho riunito la mia famiglia per farmi dire la verità ma mi hanno sempre smentito tutto. Poi a novembre mi sono operato per poter tornare a giocare. Ringrazio Sabatini e le sue parole di conforto, probabilmente, senza di lui, oggi avrei smesso. Sono molto legato a lui, in questo periodo soffre più dei tifosi. Non so quando tornerò in campo, voglio essere al cento per cento per fare la preparazione con i compagni. Ora ho ricominciato ad allenarmi e colpire di testa. Il caschetto? Preferisco di no, sennò poi mi ci abituo”.
This post was last modified on 17 Aprile 2015 - 12:44