“Che confusione, sarà perché tifiamo…”.
Un vecchio coro della Curva Nord, per un giocatore che faceva tremare gli avversari ed innamorare i tifosi nerazzurri, un certo Adriano, iniziava proprio così e sembra essere lo specchio di squadra e società d’oggi.
La squadra è la solita, pazza, confusionaria, altalenante di sempre, il tecnico, a tratti, sembra sull’orlo di una crisi di nervi e la società non si capisce in che direzione si stia dirigendo.
Andando con ordine, anche ieri con la Lazio ridotta in 9 uomini, spesso chi portava palla non aveva ugualmente punti di riferimento, Medel, il solito mastino a cui ogni tanto, per la troppa fatica, si spegne la luce e regala palloni agli avversari davanti all’area, era costretto a fare il regista, Kovacic, genio a sprazzi, per lunghi tratti si nascondeva dietro l’avversario biancoceleste di turno, la difesa ogni errore lo paga molto caro, l’attacco, a parte un gran movimento, sembrava avulso dal resto della squadra.
Roberto Mancini prova a portare avanti il suo piano tattico ma più che altro sta cercando di programmare l’Inter che verrà, non perdendo occasione per citare campioni che sarebbe entusiasta di allenare e mandando messaggi neanche troppo criptati al presidente Thohir, per convincerlo a cambiare rotta ed investire.
La conseguenza di ciò è vedere partite con un gioco al limite del comprensibile.
La società? Il ds Ausilio sembra essere al lavoro 24 ore su 24 per pianificare e realizzare un’Inter da sogno, ogni tanto si sbilancia dichiarando di inseguire Top Player, altre volte placa i sogni e gli entusiasmi ricordando il FPF. Fassone predica prudenza ed ogni tanto fa una battuta sugli obiettivi da Top Club che ha la squadra nerazzurra.
Thohir? Il presidente latita, non si sbilancia su nulla. Ogni tanto parla di progetto stadio, ma poi abbandona, date le difficoltà e l’infinita burocrazia, altre volte parla di progetto vincente ed “Inter da sogno” ma ancora nessuno ha capito dove e come si farà un cambio di marcia e come si faranno questi tanto agognati investimenti.
Insomma, una gran confusione. La speranza è che terminati questi ultimi “3 chilometri”, la nebbia si diradi, le cose tornino al loro posto ed i tifosi possano liberamente sognare ad occhi aperti.