Editoriale – Eppur si muove

“Eppur si muove!” è una frase storicamente attribuita al grande scienziato Galileo Galilei, in relazione al famoso processo che lo vide accusato di eresia per la sua teoria eliocentrica che andava contro i rigidi dettami della Chiesa basata sull’antica teoria geocentrica. Al pari dell’illustre Galileo, che si ritrovò ad abiurare la sua teoria per le intimidazioni subite e che soltanto più avanti sarebbe stata dimostrata scientificamente, oggi i tifosi nerazzurri sono costantemente attanagliati da un dubbio. Alla luce di derby vinto e di un primato solitario in classifica conquistato dopo cinque lunghi anni di sfottò, sconfitte e sofferenze l’enigma è il seguente: questa Inter è solo un fuoco di paglia o può davvero ambire a tornare grande?

Sulla carta verrebbe da dire che i 9 punti ottenuti nelle prime tre giornate di campionato siano soltanto frutto di fortuna e pura casualità. Dunque in quest’ottica sarebbe solo la Dea Bendata favorevole a far la differenza fra questa Inter e quella vista nelle passate stagioni. Inutile negare totalmente che i ragazzi di Mancini siano stati anche fortunati nelle prime uscite stagionali: vittoria allo scadere con l’Atalanta, vittoria con rigore quasi allo scadere con il Carpi e vittoria in un derby quanto mai equilibrato e che poteva finire in mille modi diversi.

Come spesso si dice: “La fortuna è di chi la cerca”. Magari lo è anche di chi se la merita. Se infatti la squadra del Mancio vada ancora ritenuta un cantiere aperto e in fase di costruzione, è indiscutibile la voglia messa finora in campo di ottenere il massimo del risultato anche in situazioni di difficoltà come nella prima giornata quando lo 0-0 sembrava ormai definitivo oppure nella trasferta di Modena quando il pareggio del Carpi al 78′ poteva tagliare le gambe ai nerazzurri, visibilmente stanchi.

Del resto Mancini sa che questa è per l’Inter la stagione dell’all-in: va dato tutto per arrivare necessariamente almeno nei primi tre per riconquistare quella Champions League che quest’anno vedrà il suo atto finale proprio al Meazza ma che ormai da troppi anni non vede la casacca nerazzurra scendere in campo fra il martedì e il mercoledì. Quella stessa squadra che soltanto 5 anni fa conquistava la Coppa dalle Grandi Orecchie. Allora ecco la sua intenzione di fondare tutto su una squadra fisica, muscolare e vigorosa fra i vari Guarin, Kondogbia, Felipe Melo e con il giusto mix di esperienza e cattiveria agonistica rappresentata da giocatori come Miranda, Murillo e Medel. In Serie A è proprio lo strapotere fisico che spesso porta a imporsi in campionato e proprio la garra dei sudamericani è stata un fattore in questo inizio di stagione.

Se poi a quella forza ci aggiungi anche la tecnica sopraffina di giocatori come Jovetic, la corsa di Perisic e il fiuto del gol di Icardi (anche se finora inespresso causa infortunio), allora c’è davvero un’ottima base su cui lavorare. Il derby ne è stato l’ennesima dimostrazione: squadra compatta, tosta e simile a quella con cui Mancini ha vinto i primi trofei con l’Inter circa 10 anni fa. E la differenza fra una media e una grande squadra è anche quella della fortuna: un tiro avversario che finisce sul palo, un’invenzione del tuo numero 10 allo scadere o semplicemente una vittoria anche quando non è pienamente meritata. Perchè, riprendendo il nostro Galileo Galilei, “eppur si muove” questa Inter e i 9 punti ottenuti finora non possono essere solo e soltanto frutto di casualità.

Ai posteri, anzi alle prossime partite, l’ardua sentenza.

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