Mancini sostiene che ci sono squadre più attrezzate della sua, Allegri opta per la prudenza dopo il pessimo inizio, Garcia vola basso, nessuno se la sente di indossare i panni della squadra da battere. La parola “scudetto” viene scacciata con delicatezza e decisione allo stesso tempo: troppo poco tempo passato, troppo poco calcio giocato e troppa strada ancora da percorrere. Tutte motivazioni giuste, ma forse i tifosi gradirebbero qualche dose di spavalderia in più. Mancini, che l’anno scorso dichiarava la Champions raggiungibile nonostante evidenti limiti tecnici e di classifica, non si è fatto trascinare dal grande inizio, predica calma e si definisce indietro rispetto ad altre squadre. Mossa saggia per evitare bruciature indesiderate, tanto a cambiar idea ci si mette sempre poco.
Massimiliano Allegri, sornione, leader forse della vera favorita al trono, si nasconde dietro il solo punto conquistato nelle prime 3 giornate, mandando già pressione su Inter e Roma, per ora abbastanza avanti in classifica. I tanti cambiamenti sono l’alibi di una squadra il cui recente risultato in Champions ha mostrato le vere potenzialità di un gruppo completo e di qualità. I pochi punti raccolti finora peseranno in un campionato destinato ad essere più livellato degli ultimi anni? In casa bianconera ci vogliono far credere di pensarla così.
In ultimo arriva Rudi Garcia, da gladiatore indomito senza paura a ragioniere coi piedi per terra e classifica scorsa alla mano. Il buon inizio della sua Roma e lo scontro diretto di fine agosto vinto non lo hanno indotto a ripetere i proclami esagerati di un campionato fa. La paura del boomerang ancora periste e allora meglio dire di essere ancora indietro nella griglia. Stavolta meglio pronunciarsi più in là o solo a giochi fatti.
Ali tarpate, sogni solo nel cassetto, prudenza e piedi per terra. Nessuno ha voglia di sbandierare, perché alla fine festeggerà uno soltanto e gli altri, quanto meno, potranno dire: “ve l’avevo detto”.
This post was last modified on 19 Settembre 2015 - 15:13