Auguri Ronaldo: il Fenomeno dalla carriera troppo corta

Il prato verde del Meazza è la realtà di pochi e il sogno di tanti. Tra gli uomini che lo hanno reso magico e affascinante ce n’è uno in particolare che possiamo ricordare oggi, il giorno del suo compleanno, per l’immenso talento messo al servizio della nostra Inter gioco e per quella tristezza che accompagna chiunque ne racconti la storia.

Il signore di cui stiamo parlando sbarca per la prima volta a Milano nell’estate del 1997. Nato il 22 settembre 1976 a Rio de Janeiro, in Brasile,  proviene dal Barcellona, si chiama Luis Nazario de Lima, ma tutti lo chiamano Ronaldo.
Il brasiliano arriva all’Inter in un momento storico particolare: nei dieci anni prima del suo arrivo infatti i nerazzurri avevano arricchito il proprio palmarés con uno Scudetto, una Supercoppa Italiana e due Coppe UEFA, ma col passare delle stagioni il loro rendimento era calato e serviva dare un svolta.
Annata di grazia quella 1997/98, con il Fenomeno protagonista, l’Inter di Gigi Simoni infatti torna a vincere Coppa Uefa la Lazio con il punteggio di 3-0. In campionato, dove Ronaldo segna 25 gol in 32 presenze, l’Inter perde lo scudetto nello scontro diretto con la Juventus giocato a Torino il 26 aprile 1998, partita rimasta impressa nella mente come quella del rigore di Iuliano”.

Luis Nazario da Lima è l’idolo dei tifosi, e non solo degli interisti. Vince il suo primo Pallone d’Oro, nella stagione successiva e sembra essere diventato il centro di un progetto destinato a durare chissà quanto. Poi inizia la fine. Il 21 novembre 1999, nella partita contro il Lecce, Ronaldo si lesiona il tendine rotuleo del ginocchio destro. Il recupero è lento ma il 12 aprile 2000 il Fenomeno torna in campo contro la Lazio. La sua partita dura sei minuti. Il ginocchio si rompe di nuovo, questa volta completamente. Il centravanti nerazzurro abbandona il campo in barella in  lacrime.

Nei mesi successivi si inizia addirittura a temere per la sua carriera. Torna in campo nelle ultime giornate del campionato 2001/02,  in tempo per uscire nuovamente in lacrime dallo stadio Olimpico, per un tricolore sfumato all’ultima giornata e all’ultima partita con quella maglia a cui aveva tanto tenuto.

Ci piace però ricordare il Ronaldo dei grandi dribbling, dei grandi gol, e non quello in lacrime dolorante:

 

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