Chi lascia la via vecchia per quella nuova…

…sa cosa lascia, ma non sa quel che trova. E’ proprio così. Un semplice e antico detto riassume alla perfezione la pessima figura recitata questa sera dall’Inter, la serata sciagurata di un Mancini che ha impostato scelleratamente una partita che avrebbe dovuto significare molto in altro senso. Scelte che hanno sorpreso tutti, ovviamente nello schieramento e non negli uomini. Tutti quelli previsti sono scesi in campo, ad eccezione di Jovetic, ex di lusso infortunatosi nel riscaldamento e che ha lasciato posto a Palacio. Nessuno però, leggendo l’elenco dei nomi, poteva pensare che Perisic si sarebbe schierato laterale destro di un’improbabile linea a 5 di centrocampo. Qualcuno mai avrebbe pensato di vedere Santon interno di una difesa a 3? No, perché non aveva senso snaturare un giocatore protagonista di un inizio di stagione sopra le righe. Così come non vi era la necessità di cambiare il modulo di una squadra in grado di vincere finora cinque partite su cinque incontri.

Sperimentare può avere senso, soprattutto se a inizio stagione, ma non se vai a scalfire i meccanismi di una struttura sin qui non spettacolare, ma sempre concreta, pragmatica e capace di raggiungere il proprio obiettivo senza affanni. Chi avrebbe mai sospettato che, dietro l’acquisto dei tanto sospirati esterni d’attacco, c’era nascosta la malsana idea di ridurli a stantuffi di fascia dietro il Marcos Alonso di turno? Il 3-5-2 sembrava uno spettro non più destinato a comparire sul prato di San Siro, invece rieccolo e per giunta con l’aggravante di interpreti fuori luogo al posto sbagliato. Mettere i giocatori dove sono capaci di giocare, come nelle prime 5 partite, è opzione così banale? Oppure c’è il rischio di risultare noiosi e brutti? Eppure un altro proverbio ci dice che dal letame nascono i fiori, perciò anche da un brutto gioco e da uno schema forse giudicato antiquato possono nascere i risultati desiderati. Certo, i giocatori ci hanno messo del loro, forse solo Medel e Icardi si son salvati da un torpore imbarazzante, forse se Handanovic avesse deciso di alzarsi dalla parte giusta del letto parleremmo di altro e Mancini sarebbe stato incoronato come genio. Peccato però che si è perso 1 a 4 in casa e quindi le considerazioni risultano essere queste. Ora non bisogna fasciarsi troppo la testa e nemmeno abbattersi troppo, una settimana di tempo è sufficiente per metabolizzare e ripartire. Stavolta, magari, da quelle certezze guadagnate all’inizio, con buona pace dei cultori del bel gioco e delle pensate tattiche. Perché una capolista non si adatta al gioco degli avversari. 

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