Una partita speciale comporta il desiderio di un risultato speciale, il quale è il frutto e il risultato di una serie di dinamiche distinte, ma tendenti ad amalgamarsi e a fondersi tra di esse nell’arco dei fatidici, attesi e ansiosi 90 minuti. C’è la componente tecnico-tattica, quella emotiva e psicologica, quella ambientale e storica, caratteristiche che risaltano particolarmente in una contesa in cui, indipendentemente dai punti in palio e dagli obiettivi di classifica raggiungibili, si concentrano emozione, nervosismo, ansia spasmodica. Proviamo, dunque, ad analizzare il derby d’Italia di domani sera attraverso le sopraccitate chiavi di lettura, partendo da quella che spesso viene definita la più banale e meno fondamentale, quella tattica.
Sarebbe un errore credere che il livello tecnico dei giocatori e le disposizioni tattiche studiate dagli allenatori siano aspetti da sottovalutare. Una mossa inaspettata può scompaginare le carte, mandare in crisi il sistema, incrinare delle certezze. Mancini sta pensando a qualcosa del genere? Al di là delle recenti polemiche su moduli e posizioni in campo, il tecnico jesino è alla costante ricerca dell’opzione che renda la sua Inter speciale, dell’assetto sorprendente e al tempo stesso efficace. Il 3-5-2, perché di ciò si trattava, visto con la Fiorentina, ha lasciato strascichi non indifferenti e non richiede urgenza di replica. La difesa a 4 è la certezza dalla quale ripartire, non per partito preso ma per quanto visto in campo finora. Finalmente c’è una coppia centrale affidabile, c’è un terzino destro in grande forma e due brasiliani a sinistra molto diversi tra di loro, ma già testati entrambi con risultati più che apprezzabili. Qui sembra ci sia il primo dubbio della vigilia: Juan Jesus o Telles? Il primo non gioca dal derby, ma offre più garanzie in difesa, mentre il secondo, nonostante un piede deputato a fare la differenza, potrebbe avere qualche affanno in più. In una zona dove Cuadrado è destinato ad imperversare con costanza, non sarebbe sbagliato proporre la fisicità, la rapidità e il temperamento dell’ex Internacional.
A centrocampo si annidano le incertezze maggiori: la Juventus ha creato in quel reparto il suo recente dominio, ma ha perso in un colpo solo due colonne del calibro di Tevez e Pirlo, per ritrovarsi con un Pogba in difficoltà per il probabile sovraccarico di responsabilità. In compenso Khedira è tornato dall’infortunio con insperato vigore e Marchisio si presenta ristabilito fisicamente, ragion per cui la metà campo sarà ancora scontro di battaglie feroci e decisive. Battaglie che sono il nutrimento preferito di Felipe Melo, ex con voglia di rivincita e leader designato dal proprio allenatore. Il brasiliano può però non bastare, perché dietro di lui c’è un Medel che Mancini ha scoperto organo vitale di quest’Inter. Una realtà o un’esagerazione? Con l’aggressività e la giusta cattiveria si vince, ma le giocate che fanno la differenza si fanno con i piedi; inserire sia il cileno che il brasiliano non rappresenta un rischio di eccessiva sottrazione al tasso tecnico della squadra? Anche Guarin e Kondogbia sono più fisici che tecnici, ma hanno delle soluzioni nel repertorio che il “Pitbull” non possiede. Quest’ultimo, da mezzala, in fase di possesso rischia di essere meno incisivo che come regista, il che è tutto dire. Medel e Melo come diga centrale e l’inserimento di un giocatore d’attacco in più? Magari da esterno? Soluzione al vaglio, che sia 4-4-2 o 4-2-3-1. Biabiany può essere la carta giocata a sorpresa, il francese ha mezzi e voglia per far male, ma il buon vecchio Palacio può essere sempre rispolverato, nonostante la condizione non lo supporti più come un tempo. Porterebbe, però, sia pericolosità che sacrificio, una carta da non scartare a priori. L’importante sarà collocare i giocatori nella giusta posizione: l’ultima voce narra di un Guarin esterno. Ricordiamo un derby di Stramaccioni con una simile pensata e l’effetto fu deleterio. Kovacic e Hernanes lo scorso anno hanno insegnato che snaturare i giocatori non porta benefici. A buon intenditor…
A proposito di ruoli, il buon Perisic sta vivendo un grande periodo di forma con 3 goal nelle ultime 3 partite. Casualità? Niente affatto, così come non lo è il fatto che il croato sia più brillante quando giochi come esterno d’attacco e non come tornante a tutta fascia o trequartista alla spalle delle punte. Metterlo lì sulla sinistra non appare una calunniata. La coppia Jovetic-Icardi è uno dei perni di questa squadra, guai a metterli in dubbio. Ljajic parte indietro, ma ha colpi e numeri per far male. Può sia incidere che ammazzare una partita. Dargli almeno 25 minuti di tempo per mettersi in mostra non sarebbe un’eresia: fungerebbe da stimolo per lui e risulterebbe occasione d’oro per testarne la vera consistenza. Fatti questi discorsi, pur senza patentini e diplomi, proviamo a indicare un’ipotetica miglior formazione possibile con annessa variante intrigante e più rischiosa.
Formazione base: Handanovic, Santon, Miranda, Murillo, Juan Jesus, Melo, Guarin, Kondogbia, Perisic, Jovetic, Icardi (4-3-3)
Formazione con sorpresa: Handanovic, Santon, Miranda, Murillo, Juan Jesus, Melo, Kondogbia (Medel), Palacio, Jovetic-Perisic-Icardi (4-2-3-1).
This post was last modified on 17 Ottobre 2015 - 10:22