La tensione era alle stelle, la carica, aiutata dal pubblico e dalla FC Internazionale, anche e lo si è visto subito.
Il primo tempo è stato uno spettacolo a tinte nerazzurre. Carattere, grinta, voglia di vincere, sfortuna e lezione di calcio.
Jovetic, nonostante il tanto chiacchierato infortunio, era una furia, dribbling, fantasia e concretezza allo stato puro. Brozovic, scelta più che azzeccata del Mancio, è stato propositivo, arrembante e con una gran voglia di mangiarsi l’erba pur di dimostrare al mister di aver puntato sul cavallo giusto. Sua l’incredibile traversa che ha negato il meritato vantaggio della Beneamata. Medel è stato il solito metronomo e tutta la banda girava a meraviglia, schiacciando la Vecchia Signora per lunghi tratti nella propria trequarti.
Il pressing alto, anzi altissimo, viaggiava a meraviglia e gli 11 di Allegri hanno faticato e molto a trovare qualsivoglia sbocco.
Il secondo tempo ha raccontato un’altra partita.
Gli impegni con le rispettive nazionali si sono fatti sentire, il pressing dell’Inter è calato, Jojo Maravilla ha iniziato ad andare ad intermittenza e la Juventus ha fatto più di una volta capolino dalle parti di Handanovic, apparso insicuro in più di un’occasione.
L’Inter ha sprecato l’occasione di chiudere i conti con l’eterna rivale e di riacciuffare il primo posto, ma in ogni caso alla fine il risultato è stato giusto così e magari l’appuntamento è solamente rimandato.
L’Inter c’è, il Mancio, con le sue scelte più che giuste, anche e sognare non costa nulla.
Lo scudetto è un’utopia? Come diceva Eduardo Galeano: “L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare”.
Allora alla banda Mancini non resta che continuare a camminare guardando lontano.