E’ come quando si tira il lenzuolo più da una parte, sperando di coprirsi meglio, prima di accorgersi che rimarrà sempre un lato maggiormente esposto al freddo e agli spifferi notturni. L’Inter dello scorso anno aveva un bel gioco, segnava e creava occasioni, aveva una manovra fluida, ma lasciava sempre spazi e possibilità infinite agli attacchi avversari, che raramente hanno lasciato indenne la porta di Handanovic. Quest’anno le sorti si sono ribaltate: eccezion fatta per la serata contro la Fiorentina, Mancini ha costruito una squadra difensivamente molto solida, ma in parte limitata e lenta nell’attaccare, mai dando l’impressione di avere una trama avvolgente in grado di annientare l’avversario. L’ultima mezz’ora contro il Palermo e il primo tempo contro la Juventus rimangono eccezioni, che si spera possano essere presto trasformate in consuetudini piacevoli.
La squadra è stata però costruita con questo rischio messo in preventivo: se vendi Kovacic e Hernanes, discontinui quanto vuoi, ma di sicuro giocatori di qualità e grandi letture, per prendere Kondogbia e Melo, più muscolari, battaglieri e granitici, è normale che ci sia un deficit di qualità temprato da una forza fisica e impenetrabilità maggiori, soprattutto perché sono arrivati due difensori di ottimo spessore, uno dei quali di straordinaria esperienza (Miranda). La qualità si è concentrata soprattutto in attacco, ma se Icardi è più un centravanti che attende le giocate altrui e Perisic, per quanto eccelso negli inserimenti e nella corsa, non ha il tocco di un Silva o di un Di Maria, tanto per nominare due esterni qualsiasi, il solo Jovetic non può essere l’unico con l’onere di pensare ed effettuare giocate imprevedibili e ad alto coefficiente di difficoltà. Con Palacio in crisi e Ljajic tenuto molto in naftalina, è quasi normale che finora il gioco interista non abbia fatto brillare gli occhi ad esperti e addetti ai lavori. I segnali emersi nelle ultime partite sono però interessanti e dimostrano come l’insistenza sulle fasce e il rientro in forma di giocatori offensivi siano chiavi di volta per dare un incentivo in più alla manovra offensiva. Ovviamente, sarà indispensabile trovare al più presto un assetto definitivo e un buon equilibrio, ma Mancini ha l’esperienza sufficiente per ovviare presto a queste dinamiche.