Ha fatto molto discutere nelle ultime settimane il presunto rapporto conflittuale creatosi tra Roberto Mancini e Stevan Jovetic. Sono bastate 3 panchine di fila per sollevare un polverone mediatico attorno al montenegrino accasatosi a Milano da solamente 5 mesi e ora già messo fuori dai piani tecnici dell’allenatore interista. In attacco la concorrenza è molta ed il modulo, il 4-3-3, utilizzato nelle ultime partite e che sembra dare il giusto equilibrio alla squadra, non esalta particolarmente le qualità dello Jo-Jo. Ljajic e Perisic sono infatti sicuramente più adatti per ricoprire le posizioni di ali nel tridente offensivo, visto il maggior dinamismo e la capacità di svariare su tutto il fronte offensivo. Nel ruolo di punta centrale poi, Mauro Icardi è finalmente essere tornato ai suoi livelli abituali, come dimostrano le numerose reti e prestazioni convincenti nelle ultime gare. Con queste premesse non è certo facile trovare spazio per Jovetic lì davanti.
Certo è che anche da lui ci si aspettava e ci si aspetta tutt’ora molto di più. Di questo ne è perfettamente conscio anche Mancini che non esita a ribadirlo in ogni conferenza stampa su precisa domanda. “Jovetic è arrivato dal City in una squadra come l’Inter. L’Inter ha una storia importante, è una delle Top del mondo. Chi viene qua sa che deve venire per vincere, lo abbiamo preso perché ha qualità. Può fare molto di più, continuo a pensare che lui insieme a Icardi ci possano far fare tanti gol“. Queste sono le dichiarazioni rilasciate durante la conferenza di oggi pre Atalanta-Inter. Le qualità del montenegrino sono sotto gli occhi di tutti e un giocatore con quelle doti dovrebbe trovare posto in una grande squadra come l’Inter in ogni partita, indipendentemente dall’avversario e dal modulo di gioco scelto dal proprio allenatore. Questo è il riassunto del “Mancini pensiero”, facilmente condivisibile da chiunque segua con un minimo di competenza critica il gioco del calcio. Ecco dunque che problemi di modulo o le incongruenze con Icardi sono solamente futili pagliativi a cui è bene non badare in maniera eccessiva. La chiave di volta sta infatti unicamente nella testa e nei piedi di Stevan, chiamato ora ad affermare con continuità le sue straordinarie capacità, il che gli permetterebbe di scrollarsi di dosso quella pesante etichetta di “talento eternamente incompiuto”.