La Gazzetta dello Sport, a pochi giorni dal derby della madonnina, ha intervistato Esteban Cambiasso, ex centrocampista nerazzurro protagonista di tanti derby.
«Il calcio è un gioco: scegli come giocare le tue carte, poi tutto è un azzardo. Non c’è un modo giusto o sbagliato: sbagliato sarebbe se Mancini e Sarri una mattina si svegliassero e volessero fare il contrario di quanto fatto prima. Come se Guardiola improvvisamente dicesse: da oggi si gioca solo palla lunga».
«No, altri momenti storici: del calcio italiano e del club. A Moratti chiedevano 2-3 giocatori di prima fascia per ogni ruolo e lui li comprava, oggi si guarda molto di più al bilancio».
«In Italia non si fanno troppe analisi sulla qualità del gioco: vincere è tutto e perdere è niente. In Italia ho sentito definire il gioco del Barcellona noioso…».
«Solo mezza Milano, mentre un pareggio scontenterà tutti. Più di altre volte vedo un derby di studio, ma solo all’inizio: a un certo punto il Milan avrà l’obbligo di rischiare qualcosa di più. E per questo è più facile che lo vinca l’Inter».
«Dopo 38 giornate, solo chi lo merita: ho sempre risposto così, anche quando ero dietro. Per il resto non sono Nostradamus».
«Guardi, non so ancora cosa rispondere quando mi chiedono Maradona o Messi… Me li godo e basta. Higuain è da Scarpa d’oro e ha presente il gol di Dybala alla Roma? Doveva ancora arrivargli la palla e aveva già visto tutto il film».
«Mauro è più uomo d’area, un finalizzatore puro: Higuain è più Milito che lui. Sono contro i luoghi comuni e lui mi sembra un bersaglio troppo facile. Ha segnato 8 gol e la proiezione a fine campionato è di circa 15: sarebbero così pochi 15?».
«Per lui fare certi gol era come bere un bicchier d’acqua e certe cose non si perdono, ma il calcio non è solo quello. Nessuno sa cosa poteva diventare, io so che Mario è ancora in tempo per fare almeno cose importanti».
«Il film che scriverei io per un derby, il più intenso emotivamente: 3-2, gol di Adriano al 92’».
«Mi viene in mente un brivido: una cosa speciale, più che bella. Il rigore parato da Julio Cesar a Ronaldinho: come un gol, lui che non ne poteva segnare».
«Che era l’unica settimana in tutto l’anno in cui mi piaceva andare in centro a Milano, e ci andavo: per sentire la gente che mi chiedeva di vincere il derby».
«Allenare è nella mia testa, ma ricominciare una storia con l’Inter non è né una speranza, né una possibilità: solo una cosa che può capitare, e magari capitasse. Ma se vuoi fare l’allenatore, solo una cosa sai con certezza: che non sai dove lo farai».
This post was last modified on 29 Gennaio 2016 - 10:45