Giornata di ieri particolarmente intensa per Erick Thohir: il CDA nella mattinata e l’incontro di ieri pomeriggio con Barbara Berlusconi, amministratore delegato del Milan. Ecco le sue dichiarazioni ai giornalisti della carta stampata:
“Ricordate il novembre 2013? Sono arrivato qui, da solo. Alcune persone dicevano che non capivo di calcio, altre che non capivo lo sport business. Ne capisco, ne capisco eccome. E ne capivo allora. Allo stesso modo, però, al tempo avevo bisogno di conoscere la Serie A e avevo bisogno di un team che mi supportasse, anche perché anche a livello globale ogni cosa sta cambiando nel mondo del calcio. È importante avere un management affidabile, che segua la quotidianità. Per me è importante essere qui una volta al mese e se mi paragonate ad altri presidenti stranieri in Europa forse non ce n’è uno che sia presente così assiduamente. Chiaramente, però, la quotidianità deve essere gestita da qualcuno che sia presente sempre, senza che intervenga necessariamente il proprietario. Nella Serie A attuale sono il secondo presidente non italiano e magari ho anche una visione per la Serie A diversa dagli altri presidenti. Ogni presidente poi ha uno stile differente. Non si può dire quale sia lo stile migliore, ma questo è il mio. E sono convinto di una cosa, come tifoso e come proprietario, credo che la Serie A possa competere ad alto livello con il contributo di tutti e, ovviamente, anche con il contributo dell’Inter. Qualcuno dice che io non supporto a Mancini o al management. Ma si sbagliano di grosso, noi ci sentiamo spessissimo. Ci vuole tempo naturalmente per cambiare le cose ma noi abbiamo costruito una squadra forte, dal punto di vista sportivo e dal punto di vista societario. I risultati del campo arrivano domenica dopo domenica, è normale vivere di alti e bassi, ma il business plan è quinquennale. La realtà è che, pur essendoci momenti altalenanti, io ci ho messo impegno e capitali. E continuerò a farlo. Ci siamo dati come obiettivo la Champions League e continuiamo a perseguirlo. Ma se non dovessimo raggiungere l’obiettivo, per il quale comunque continuiamo a lottare, ci concentreremmo sul passo successivo, senza lasciar nulla all’improvvisazione. C’è una strategia, è tutto frutto di programmazione. Il business plan prevede anche investimenti, ci è capitato di immettere capitali. E se necessario ne immetterò ancora. È importante che il management, nel suo complesso, abbia ben chiari i target da raggiungere. Intanto si cominciano ad ottenere dei risultati. Ovviamente non possiamo essere completamente soddisfatti perché l’obiettivo non è centrato al 100%, dobbiamo continuare a crescere e crescere molto, ma siamo comunque contenti perché abbiamo migliorato il dato. L’obiettivo è raggiungere almeno quota 230 milioni. Dobbiamo lottare per crescere, come Inter e come Serie A”.
Il Tycoon prosegue parlando degli investimenti fatti alla guida del club: “Potete consultare il bilancio, di prestiti da parte mia ci sono 100 milioni, in generale ho investito oltre 200 milioni, ma non soffermiamoci su questo, non fa parte del mio stile parlare dei soldi che metto nel Club. Lo faccio per il bene dell’Inter. Se c’è bisogno di liquidi io sono pronto a metterli. Moratti? Ha già investito tanto in passato, esiste un patto tra noi per cui ora tocca a me farlo, ma se vorrà potrà farlo anche lui. Non c’è conflitto tra noi, è nei patti e va rispettato il fatto che lui abbia in passato investito moltissimo. Ecco perché quando sono arrivato nel novembre 2013 non ho voluto da subito paragoni tra me e Moratti. Poi lui ha vinto la Champions e io sto ancora lavorando per vincere. Ciò non toglie che siamo partner e discutiamo insieme di tutto. Nel quadro dell’accordo con Moratti ho dato delle garanzie che ci sarebbero stati i fondi necessari per poter continuare l’operatività in maniera lineare, ho finanziato laddove necessario. Se a giugno dovesse essere necessario lo farò ancora, ma è stato tutto pattuito all’inizio. Un’altra storia è la questione investitori. La cosa più importante è trovare un partner in Cina, che è una cosa diversa. Se poi ci saranno anche investitori saranno i benvenuti, ma al momento non ce ne sono. Non c’è fretta, non ci sono scadenze incombenti, ma è importante trovare un partner per aprire questo nuovo bacino. Nel frattempo comunque gli introiti crescono, erano 160 milioni, ora siamo a 180, quindi significa che siamo cresciuti più del 10%. Nella congiuntura attuale dove le percentuali sono negative, l’essere cresciuti di più del 10% mi sembra un segno inequivocabilmente positivo. L’anno scorso ci eravamo impegnati e siamo riusciti ad avere un utile con segno positivo, faremo di più per avere un segno ancora più positivo. I 180 milioni non ci bastano, il nostro obiettivo – come ho detto – sono i 230”.
Fonte: inter.it
This post was last modified on 26 Febbraio 2016 - 13:02