Il Malesani ormai mainstream direbbe, molto probabilmente, che non bisognava essere così molli. E avrebbe maledettamente ragione. L’aspetto più preoccupante della sconfitta odierna è stata la mancanza di reazione dopo il regalo offerto a Bonucci. L’Inter è sopravvissuta un tempo per una combinazione di fortuna, concentrazione e abnegazione tattica. Una volta sgretolato il fortino però, le macerie sono state di nuovo evidenti per l’ennesima volta. Incapacità nel creare, nel sapere cosa fare, da dove partire. Forse proprio a partire da Mancini. Cambi molto tardivi, che una scossa l’hanno data troppo tardi, quando la frittata era ormai fatta. I tifosi nerazzurri non possono attendere 89 minuti per vedere un tiro in porta della loro squadra. I tifosi dell’Inter non possono accontentarsi di un buon pressing alto e di qualche palla recuperata, ma avrebbero voluto vedere un po’ di tempo prima qualche buona trama offensiva. Invece hanno visto impotenza, spaesamento totale, atterrimento.
La personalità e i buoni piedi servono al gioco del calcio. Ci sono altre componenti, ma queste sono le basi. E stasera nulla di ciò si è visto. Si salva solo un buon Kondogbia forse, nulla di più. Non si può sperare di ritrovare fiducia in se stessi se non ci si crede nemmeno un po’. Se manca la convinzione, è inutile poi sperare che altri possano averla al posto tuo. Desolazione e sconforto. Ammissione di inferiorità. Abbassarsi al cospetto dell’avversario. No, non si fa così. L’orgoglio si chiedeva, orgoglio non c’è stato. Ma arriverà mai?