Anzitutto i colori a ricordarci che prima della guerra qui si veniva per turismo da tutto il mondo. L’azzurro del cielo e del mare in questo Paese che già vede la primavera. Il rosso e il bianco luminosi della bandiera del Libano nuova nuova che i bambini della scuola di El Mansouri si affrettano a issare su un’asta al posto di quella slavata non appena vedono che facciamo fotografie. Sottolineano anche così il loro orgoglio di essere libanesi, nonostante le mille sfumature politiche e religiose che si incontrano e -purtroppo- spesso si scontrano in questi luoghi. Il nerazzurro brillante delle maglie e dei pantaloncini da calcio Inter appena distribuite ai bambini che subito corrono ad allenarsi con i nostri istruttori Davide e Juri sul terreno della scuola. I colori mimetici delle divise dei soldati dell’Unifil che ci accompagnano con professionalità e partecipazione umana, tutta italiana: emerge alla fine, quando non resistono a stare solo a guardare l’allenamento e cominciano a tirare qualche calcio al pallone giocando coi bambini.
Questi i ricordi più vividi della settimana a Shama, nel sud del Libano, ospitati nella base delle truppe dell’Onu guidate dal Generale Federici. Collaboriamo in particolare con il Multinational Cimic Group, componente di Cooperazione Civile e Militare, guidato in questa area dal Ten.Col. Nebiolo e dal Maggiore Samarelli. Una regione più volte negli anni colpita dalla guerra con Israele, con lutti e devastazioni, oltre ad essere funestata dagli scontri inter-religiosi e, ultimamente, invasa pacificamente da centinaia di migliaia di profughi che scappano dalla guerra in Siria. Ce ne sono quasi un milione in un Paese di tre milioni di abitanti. Il progetto formativo, ludico e sportivo di Inter Campus si affianca alle attività dei soldati in favore della popolazione civile (sanitarie, edili, scolastiche, culturali, di incentivazione economica, di supporto ai gruppi femminili, ecc.) ed attualmente opera nella scuola del villaggio di El Mansouri con cinquanta bambini. Più difficile è stato operare nella comunità di Hannawiyah a causa della partenza dell’allenatore-educatore locale che sostituiremo presto, così da dare continuità al progetto anche in questo villaggio.
E’ un’esperienza insolita per noi andare sul terreno di gioco scortati da mezzi blindati portandoci elmetto e giubbotto antiproiettili, ma questa è la realtà del sud del Libano, a pochi minuti di auto tanto dalla frontiera israeliana come dalla guerra siriana. Ci adattiamo prontamente, e i nostri amici della base di Shama fanno veramente di tutto per farci sentire a casa, e di questo li ringraziamo moltissimo. Per il futuro abbiamo ipotizzato di coinvolgere altre comunità della zona che ospitano molti profughi di guerra, ma conoscendo l’imprevedibilità delle vicende medio-orientali per ora ci limitiamo a porre le basi di conoscenza con alcuni presidi della zona, che sono ospitali e gentili come tutti i Libanesi che abbiamo incontrato.
Fonte: inter.it