Avere l’Inter in Champions League sempre e comunque a prescindere dal posizionamento in campionato? Potrebbe essere possibile, almeno stando a quello che ha dichiarato l’amministratore delegato nerazzurro Michael Bolingbroke che, intervistato dalla “BBC“, ha sponsorizzato l’idea di una wild card che permetta alle big di accedere alla competizione europee.
“La distribuzione del reddito tv qui si basa sulle prestazioni, non solo nel corso dell’ultimo anno, ma degli ultimi cinque e degli ultimi 50. C’è un sistema meritocratico. Ci sono club che non hanno partecipato alle competizioni di cui hanno bisogno. Molti di questi club hanno un enorme fan base, che traina la Uefa e le entrate.
La domanda ora è: c’è bisogno di trovare un equilibrio tra tutto questo e tra i club che hanno ottenuto buoni risultati negli ultimi 12 mesi? Le conversazioni che abbiamo avuto con la Uefa indicano che loro hanno compreso appieno le nostre preoccupazioni e che stanno per affrontarle“, spiega Bolingbroke.
“L’Inter è costruita su un patrimonio straordinario. Siamo probabilmente una delle migliori dieci squadre di calcio in tutto il mondo dal punto di vista del marchio. Mi piacerebbe vedere l’Inter in una posizione di classifica migliore, che riflette la grandezza del brand. Ciò significherebbe ritornare in Champions League e riempire un San Siro rinnovato, coinvolgendo il pubblico di tutto il mondo.
La Serie A sta scivolando in basso e ha bisogno di fare alcuni cambiamenti. Non è un caso se la Premier sta andando così bene. Ci sono voluti anni di pianificazione. Quando si vede una partita di Premier League, c’è sempre sold out. L’illuminazione è migliore, l’erba è più verde. Si tratta di vedere un prodotto in tv e dire ‘vorrei essere lì’. Quando si vede una partita e gli stadi sono mezzi vuoti, non si ha lo stesso appeal“.
Infine Bolingbroke affronta proprio il capitolo stadi sottolineando: “Nel Regno Unito, la maggior parte degli stadi sono di proprietà dei club, quindi se il proprietario vuole investire nell’impianto, può farlo. In Italia è un po’ diverso. La maggior parte degli stadi sono di proprietà di enti locali, quindi hanno bisogno di vedere il piano business per operare una ristrutturazione”.