Editoriale – Non è una squadra da rivoluzionare, pochi innesti per il salto definitivo

Una certezza già la possediamo e non è affatto da buttare, anzi: l’Inter non è squadra da rivoluzionare ancora, ma da puntellare. Il tanto discusso mercato estivo ha sortito il positivo effetto di aver costruito un nucleo validissimo, uno zoccolo duro di calciatori dalle qualità evidenti e dalle potenzialità ancora più alte per il futuro. Un gruppo che è cresciuto, sta crescendo e crescerà, come ha evidenziato alla perfezione la partita contro il Napoli, una prestazione di spessore dopo una stagione di evidente discontinuità. Ovviamente, come già sostenuto da Mancini e Ausilio, sono necessarie delle aggiunte che consentano a questo gruppo di rafforzarsi e raggiungere traguardi più prestigiosi. Proviamo a capire cosa già funziona e cosa invece servirebbe.

La difesa è stato il reparto più migliorato: gli incubi causati dalla coppia Ranocchia-Juan Jesus sono stati presto dimenticati grazie all’arrivo della clamorosa leadership di Miranda, il cui acquisto era passato forse in sordina, e di Murillo, giovane di grande forza fisica e discreta qualità, cresciuto vertiginosamente accanto al brasiliano anche in attenzione e accortezza tattica. Sebbene sia stato uno di quelli che più ha risentito della “pausa” invernale della sua squadra, negli ultimi tempi si è ripreso in maniera positiva, dimostrandosi pedina su cui fare ottimo affidamento per un lungo futuro. Lo stesso Juan Jesus ha mostrato segnali di ripresa e miglior affidabilità: un rincalzo dalle grandi garanzie. Diverso il discorso per quanto concerne i terzini: Telles non sarà verosimilmente riscattato, Santon ha tradito di nuovo le attese, mentre Nagatomo e D’Ambrosio potrebbero essere confermati, ma è evidente come dei tornanti di maggior propensione offensiva e piede più educato debbano essere acquistati. Ne basterebbe solo uno, magari con D’Ambrosio ancora titolare, in quanto adattabile su entrambe le fasce e di ottima tenuta difensiva.

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A centrocampo manca solo un play degno di questo nome: qualcuno che detti i tempi, che abbia l’intuizione di genio nel momento in cui le difese si rendino serrate e impenetrabili. Banega può esserlo, sebbene ami forse di più giocare in posizione maggiormente avanzata. Gnoukouri andrà in prestito a maturare, mentre tra Medel e Melo solo uno può restare, meglio il Pitbull senza ombra di dubbio. Kondogbia e Brozovic sono due mezzali giovani, complementari e valide. Soriano può essere un’alternativa credibile, se non un potenziale titolare.

Arriviamo all’attacco, dove Icardi e Perisic hanno ampiamente dimostrato di avere quel quid necessario per fare la differenza e trascinare la squadra. Attorno a loro qualche dubbio: Ljajic ed Eder sono in bilico, Jovetic si sta riprendendo e, considerando il prestito biennale con obbligo di riscatto, sarebbe un peccato non insistere sulla sua qualità ancora per un anno. Data per sicura la permanenza del sempre utile Palacio e la presenza di un’alternativa preziosa come Biabiany, serve forse un esterno d’attacco di spessore, non atipico, ma un parallelo destro di Perisic: corsa, gamba, resistenza, capacità di dribblare, crossare, segnare. Magari più fantasioso e meno propenso alla corsa selvaggia in difesa. Si è parlato di Candreva, ma non è una pista entusiasmante. Sarà importante prendersi il tempo per riflettere e non accelerare per la fretta di acquistare giocatori che, poi, potrebbero non essere funzionali e non portare alcun arricchimento. Tanto c’è già una buona base su cui lavorare e in fase di ampliamento. La sensazione è che possa finalmente mancare poco al vero salto di qualità.

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