12 presenze e 727 minuti di sofferenza. Questa è stata l’attesa che ha dovuto faticosamente sopportare Eder per segnare la sua prima rete con la maglia dell’Inter e sbloccarsi finalmente dopo le tante difficoltà di carattere tattico, ambientale e forse (e soprattutto) mentale patite nella prima parte della sua esperienza milanese.
L’ex attaccante della Sampdoria ha sofferto e non poco il passaggio a una big, specialmente perchè è arrivato con la pretesa che potesse subito riprendere quel filo di reti segnate in maglia blucerchiata (senza tener conto del leggero calo fisico evidente già nelle ultime settimane della sua avventura a Genova). A questo va aggiunta l’errata convinzione che passare da centravanti nel 4-3-3 a esterno nel medesimo modulo o anche nel 4-2-3-1 potesse essere un gioco da ragazzi come se ci si trovasse in un videogioco in cui tutto avviene in via meccanico.
Ripensando alla carriera del giocatore italo-brasiliano, la sua media-reti è aumentata proprio quando all’inizio dell’esperienza a Genova è stato spostato dal ruolo di esterno a quello di prima punta. Ecco dunque il suo ottimo score con la Samp ben più alto di quello collezionato con le maglie di Empoli, Frosinone, Brescia e Cesena fra Serie A e Serie B.
Mancini l’ha detto e ridetto negli ultimi mesi: “Eder si sbloccherà presto, la mancanza del gol è solo una casualità”. Vero, però finchè non arriva c’è sempre il timore (anzi il terrore) che quella casualità diventi una chimera in grado di spegnere qualunque giocatore, anche il più talentuoso. E così passi dal campo alla panchina e anche quella nazionale così certa qualche settimana fa inizia a diventare un’incognita…
L’occasione avuta nei primi minuti del derby e non sfruttata, le tante palle gol sporche ma mai troppo limpide per segnare, le chance nei finali contro Juventus e Genoa mercoledì quando la palla esce di un soffio o è il portiere a negare la gioia del gol: finalmente ieri nel momento più critico della partita, a pochi secondi dal potenziale 2-2 dell’Udinese, è arrivato il contropiede dell’Inter e il grande assist di Brozovic per lui.
Eder si sarà immaginato con la maglia della Sampdoria nel segnare proprio con il suo marchio di fabbrica: scatto a battere il difensore e colpo da biliardo davanti al potere. Un gol, una liberazione per lui e la squadra (come dimostrato dai gesti d’affetto dei compagni nell’esultanza) e una presa di coscienza immediata che quella rete fosse stata segnata non fra le mura del Ferraris bensì sotto la Curva Nord del glorioso Meazza. Meglio tardi che mai, benvenuto Eder.
This post was last modified on 24 Aprile 2016 - 13:16