Caro Stevan, arrivasti all’Inter la scorsa estate con tanta voglia di riscatto, ma tutta questa voglia di riemergere si è vista soltanto nelle dichiarazioni farraginose e caotiche, deste a sottolineare l’egoismo cosmico di un attaccante che si è dimostrato più un flipper impazzito che il Jo-Jo tanto desiderato dai tifosi nerazzurri, nonché dal suo primo estimatore, ovvero Roberto Mancini.
Le 7 reti realizzate, condite da 3 assist in 28 partite, non costituiscono una motivazione valida sulla quale appellarsi per pretendere più presenze da titolare: la situazione da eterno sfortunato, o meglio infortunato, la tua costanza nell’essere un fantasma nei meccanismi di gioco dell’Inter, non fanno di te, caro Stevan, un giocatore indispensabile dell’Inter che verrà.
Hai sbagliato palesemente i tempi ed i modi con cui hai parafrasato la tua delusione. Un vecchio detto popolare dice: “I panni sporchi si lavano in famiglia”, e fare un passo indietro, dichiarando di voler restare, assomiglia più ad una mossa “alla Mastella”, che un modo per riconquistare il popolo nerazzurro. Hai avuto una stagione per conquistare i tifosi nerazzurri: 28 partite in cui sei stato decisivo solo contro Atalanta e Carpi (le prime due partite del campionato, per intenderci). Hai fatto un esame di coscienza? Difficile, perché l’umiltà di un giocatore si nota nel silenzio assordante di un lavoro massacrante per tornare ad essere un giocatore decisivo. E la società? L’Inter non vuole un giocatore in grado di destabilizzare o creare casi nello spogliatoio nerazzurro e se arrivasse un’offerta congrua (un’operazione alla Shaqiri sarebbe l’ideale), Thohir, in accordo con Mancini, lo sacrificherà senza alcun problema. Quindi, caro Stevan, se sarà addio, che sia senza rimpianti, né rancore.