Il Tempo può essere considerato un tiranno, un traditore, un ladro. Sei anni fa Milano, grazie all’Inter, sbancava il Santiago Bernabeu, imperioso stadio di Madrid, sede del club probabilmente più importante del mondo: il Real. A distanza di tempo (ma neanche tanto), saranno le due squadre di Madrid, nella finale di stasera, a sbancare lo stadio San Siro di Milano.
Sono bastati pochi anni per vedere tutto ribaltato, tutto trasformato. L’Inter e il Milan che nemmeno la giocano più la Champions League, e Madrid, che in due delle ultime tre finali, ha visto in finale il derby tra Colchoneros e Merengues.
Sei anni fa venivano annullati giocatori come Cristiano Ronaldo, Kakà, Casillas, Sergio Ramos. Sul tetto d’Europa e del Mondo ci sarebbero finito Eto’o, Milito, Zanetti, Cambiasso e Maicon. Erano altre situazioni, altri tempi, forse anche un altro calcio. Erano i tempi di un papà presidente, dell’incuranza del FFP (cosa che, però, paradossalmente non colpisce i club che davvero sforano), di Squadre, vere, che vincevano sui soldi.
Nonostante tutto, sarebbe sbagliato considerare il tempo un nemico: oggi la Milano calcistica non conta più come una volta, ma dalla storia, dagli errori, si sa, si può sempre imparare. Allora si impari dagli sbagli fatti, si riprogrammi, e si riparta: perché al calcio nostrano, al calcio mondiale, fa davvero male vedere uno stadio San Siro ospitare la finale della Coppa Campioni, senza che le due squadre della città abbiano nemmeno provato ad arrivarci, poiché non sono rientrate nella competizione.
Che la tristezza diventi forza per rialzarsi, per reagire. Che la visione di Madrid che alza la coppa in faccia a Milano sia da sprono per pensare: “Che non capiti più, mai più“.
Federico Spinelli