Nel corso dell’amichevole tra Portogallo e Norvegia di ieri sera, un giocatore lusitano, presa palla sulla sinistra, si accentra e scaglia un bolide da fuori area, che finisce sotto l’incrocio dei pali ricordando goal di “pinturicchiana” memoria. Sulle spalle ha il numero 20, testa rasata, il cognome dice “Quaresma“. Proprio lui, Ricardo Quaresma.
Lo avevamo lasciato con l’indegno timbro di clamoroso bidone italiano, una volta terminata la sua esperienza milanese a dir la verità poco esaltante: fortemente voluto da Mourinho, non uno qualsiasi, il portoghese così estroso dentro e fuori dal campo, aveva poi rimpianto la decisione di lasciare il “Porto” sicuro in patria.
Falcata impressionante, dribbling, cambi di corsa e reti straordinarie hanno contraddistinto a versi alterni la carriera di un giocatore tanto imprevedibile quanto indisciplinato, formatosi nella cantera di Ronaldo e persosi mano a mano in giro per l’Europa o nel lusso dell’Arabia Saudita. Una carriera dai mille perchè, la Trivela il suo biglietto da visita, le macchine e il carcere il culmine di una sregolatezza che non ti puoi permettere se per molto tempo hai vestito la casacca della tua nazionale.
Qual è il vero Quaresma? La meteora nerazzurra senza speranza o l’asso nella manica che potrebbe nuovamente ribaltare gli scenari nella cornice di Euro 2016? Il Besiktas di certo lo ha rigenerato: tra espulsioni e prestazioni sontuose porta a casa lo scudetto e rientra a mani basse nella selezione lusitana, nuovo capitolo dell’idolo intramontato di chi ancora oggi nei campi di cemento prova ancora il suo tiro d’esterno.
Ieri sera l’ennesimo colpo da campione, il momento in cui l’intermittenza dice Luce e tra un orecchino e l’altro ti ricordi di avere un talento unico. Non c’è cosa peggiore del talento sprecato: maturare (forse) all’età di 32 anni, fra tante occasioni sprecate, è un lusso che non puoi permetterti di buttare se hai avuto la fortuna di calcare, fra gli altri, il campo del Meazza. Se fossi, se avessi, se potessi eran tre fessi che giravan per il mondo: sarà veramente il girone con Islanda, Austria e Ungheria l’ennesima occasione per l’Harry Potter che di magia, con quei piedi, in fondo ne ha dispensata parecchia? Staremo a vedere…
This post was last modified on 30 Maggio 2016 - 17:44