Quando si parla di lui, Ausilio non ama usare mezzi termini: “La cessione di Coutinho il mio più grande rimpianto”. Queste le parole del ds nerazzurro sul giovane e talentuoso brasiliano, consacratosi in Premier quest’anno e artefice ieri di una splendida tripletta con la maglia della Seleçao contro Haiti in Copa America.
E rimpianto lo è davvero, col senno di poi, considerata l’evoluzione del Coutinho giocatore: arrivato giovanissimo all‘Inter nel 2010 dal Vasco da Gama, non si è mai riuscito ad imporre, tanto fisicamente in una Serie A per lui così muscolare, quanto nelle gerarchie di allenatori che non lo hanno mai considerato abbastanza (indimenticabile il “per me si può vendere” di Stramaccioni). A farlo fuori, come successo con altri interpreti, è stato forse il contesto milanese.
Coutinho, che per l’Inter firmò all’età di 16 anni per volere di un certo Josè Mourinho (che tuttavia non riuscì ad allenarlo), viene così messo in vendita: un 4-2-3-1 da costruire, Palacio e Cassano in arrivo a Milano e Sneijder che da risorsa si trasforma in gatta da pelare. Come il brasiliano, impelagato da una condizione fisica poco agevole ed i fischi di San Siro. A gennaio, nel bel mezzo di una stagione non ancora compromessa, la rivoluzione: via Snejider e Coutinho per nomi poco altisonanti quali Schelotto, Kuzmanovic, Rocchi e….Kovacic. Irrinunciabile la plusvalenza per il brasiliano che vola in Premier sponda Liverpool, stessa plusvalenza -ed esperienza- che vivrà a Milano lo stesso Mateo.
L’Inter incassa 13 milioni per il giovane esterno, che dopo due anni in nerazzurro (ed una buona parentesi all’Espanyol), si prende in mano i Reds e il 10 sulle spalle, divenendo inamovibile nella formazione protagonista quest’anno in Europa League. Maturo, fantasioso, consapevole della sua crescita: il calcio italiano è solo un ricordo, così come ad Appiano lo è la figura gracile di un talento in erba da sacrificare (troppo “piccolo” per la Serie A, si diceva): “E’ tutta una questione di come ci si concentra per il match. Tutti i giocatori ne hanno bisogno. All’Inter, purtroppo, non ho avuto questa possibilità ed è per questo che il mio rendimento non è simile a quello che ho al Liverpool. Inoltre il fatto che il gioco della Premier League sia più veloce e dinamico mi aiuta in tutto questo“, disse diplomaticamente il giovane brasiliano.
Quello che ai tempi sembrò dunque l’affare del secolo e cioè la cessione di Coutinho per arrivare a Kovacic, appare oggi un affare meno lampante, con i più testardi tifosi interisti pronti a fare mea culpa di fronte alle giocate di un ragazzo oggi senz’altro meritevole di un top club, grazie ad una maturità che quasi certamente nel contesto milanese non avrebbe mai potuto sviluppare, intento com’era a sbeffeggiare quel tiro poco potente anzichè nutrirlo della fiducia che Rodgers gli ha invece regalato.
This post was last modified on 9 Giugno 2016 - 19:51