Erick Thohir ha trovato il partner che voleva e gli ha ceduto la maggioranza del club, ma ciò non vuol dire che la sua importanza nella società ora venga ridotta drasticamente. Questo è il giusto quadro presentato stamani dal quotidiano “La Stampa”, che si è concentrata molto sul fatto che il management nerazzurro non è stato rivoluzionato come si supponeva, con la dovuta eccezione dei nuovi consiglieri del Cda appartenenti al gruppo Suning.
Oltre a Thohir, che ha confermato la carica di presidente, non è stata nemmeno accantonata l’importante figura di Michael Bolingbroke, sul quale il tycoon indonesiano aveva investito molto. Il CEO continuerà a essere un’importante figura di riferimento per Mancini, soprattutto per quanto concerne le scelte di mercato. Per quanto riguarda invece il sopraccitato Thohir, oltre alla carica di presidente, c’è da considerare un importante aspetto relativo alle sue restanti azioni, che ora superano il 30%. E’ stato infatti concordato che, fin quando infatti egli riuscirà a possedere almeno il 10% delle azioni della società, potrà conservare un importante potere di veto su tutte le questioni più importanti del club.
Quali sarebbero? Nomina di nuovi dirigenti, investimenti superiori ai cinque milioni (quindi una forte influenza sul mercato), un’eventuale (e remota) liquidazione della società, ipotesi fortunatamente non contemplabile. Considerando questo potere così esteso, c’è da sperare che le visioni delle due parti possano coincidere a lungo e su tutto, per poter così scongiurare disaccordi o rallentamenti di azione. In tutto ciò, anche la figura di Massimo Moratti non è stata sbolognata in maniera frettolosa e irrispettosa. Ora la sua “carica” sembra essere quella di leader spirituale, mansione forse poco operativa, ma che potrà riportare tutti sulla retta via nel caso in cui qualcuno se ne dovesse allontanare.