In tempi antichi furono Sarti e Boninsegna, ancor prima addirittura l’idolo Giuseppe Meazza, al quale è stato poi intitolato lo stadio di San Siro. Il passaggio di Higuain alla Juventus, e prima quello di Pjanic, hanno riportato in auge la parola tradimento nel calcio. Un concetto complesso, contemplato soprattutto dai tifosi più caldi, quelli che vivono il calcio come passione genuina, che lo circondano di un’aurea di pura sacralità. Una sacralità che si rompe nel momento in cui uno dei beniamini della tua squadra del cuore decide di passare a un’acerrima rivale. Poco importa se la società acconsente, o si rassegna, al corso degli eventi, se il giocatore ha voglia di vincere o arricchire il proprio ingaggio come qualsiasi lavoratore del mondo. L’ambizione finisce con l’essere etichettata come avidità, scarso attaccamento, tradimento per l’appunto. Anche nella storia recente dell’Inter ci sono stati episodi molto simili. Passiamoli in rassegna.
Il caso più eclatante è quello del Fenomeno Ronaldo, il giocatore più forte del mondo che entusiasma il popolo nerazzurro per anni interi, viene curato, coccolato e aspettato durante i suoi infortuni dilanianti e disperati. Nonostante ciò, nell’estate del 2002 punta i piedi per trasferirsi al Real Madrid. Ottiene ciò che vuole e, non sazio, cinque anni dopo accetta la corte del Milan per essere riportato in Italia. Oltre il danno arriverà la beffa, con il goal dell’ex nel derby e l’esultanza provocatoria verso i supporter nerazzurri. Perse la partita e l’affetto del pubblico, che non lo ha affatto accolto calorosamente nella sua ultima comparsa al Meazza.
Dall’Inter al Milan è stato un percorso molto in voga negli ultimi anni. Zlatan Ibrahimovic non lo ha fatto direttamente, ma in mezzo ci ha infilato una deludente parentesi al Barcellona, di cui baciò subito la maglia il giorno della presentazione, con buona pace dei nerazzurri che, nei suoi ultimi mesi, erano stati tormentati dai suoi diversi e indigesti mal di pancia. Dopo aver assistito al trionfo dei suoi ex compagni in Europa, otterrà la sua vendetta un anno dopo, trasferendosi al Milan, vincendo un campionato con i rossoneri e festeggiando un rigore decisivo in un derby con le braccia alzate sotto la Curva Nord. Ingrato, ma per uno che lasciò la Juventus a cuor leggero per passare proprio all’Inter, assieme a Vieira, evidentemente i nobili sentimenti non sono mai stati una priorità.
L’ultimo caso prospettato è quello curioso di Diego Simeone: fu ceduto alla Lazio nell’affare Vieri e segnò un velenoso goal da ex nel fatidico 5 maggio 2002, senza esultare. Quindi, dove sta il tradimento? Materazzi nella sua biografia ha scritto che il Cholo nel post partita, in attesa dell’antidoping, telefonò al Matador Salas, ex compagno di squadra e a quel tempo alla Juventus, con toni piuttosto allegri. Forse non fu troppo dispiaciuto di quel goal…
This post was last modified on 24 Luglio 2016 - 17:38 17:38