Ci ritroviamo, dopo due settimane di pausa, due lunghissime settimane. Eravamo rimasti al pareggio dal sapore di sconfitta contro il Palermo, eravamo rimasti a Frank DI BURRO, e fino al 77′ allo Stadio Adriatico, ieri sera, eravamo nella depressione più profonda.
TRE COINCIDENZE FANNO UNA PROVA – Fino al 77′, esattamente, l’Inter di de Boer era sotto di 1 goal a Pescara, avendo giocato fino a quel momento una discreta partita, concedendo un paio di azioni di troppo, ma non riuscendo a battere Bizzarri. Sembrava esattamente la replica di Inter-Palermo, dove i nerazzurri avevano avuto più di qualche palla goal per portare in cassa i primi 3 punti stagionali, ma era riusciti ad andare sotto per una rete di Rispoli in collaborazione con Santon (ancora ieri uno dei peggiori). Stessa, buona ma non incisiva, Inter in attacco; stessa, distratta e impulsiva, Inter in difesa. Anche lo stesso gol di Bahebeck, nasce da una palla persa in mezzo al campo da Banega, come contro il Palermo. Troppe coincidenze
LO STRAPPO DI DE BOER – Cosa è cambiato, al 77′? È cambiato che l’olandese traballante (secondo gli esperti del settore) decide di voler vincere la partita, dare un segnale ai suoi uomini. Al 75′ tre cambi, tutti assieme: dentro Jovetic, Eder e Palacio, fuori Candreva, Perisic e Medel. Tempo un minuto e il capitano nerazzurro, al segnale datogli, schiaffa in rete una bella palla di Banega (finalmente assist-man).
Partita vinta da de Boer quindi? Non proprio, la partita l’hanno vinta Handanovic e Icardi, in collaborazione con sporadiche apparizioni, come Palacio o Miranda, ma al di là dei tre punti i nerazzurri (tifosi) non possono stare tranquilli.
ORA VEDREMO LA VERA INTER – Non proprio e, purtroppo, non credo. Almeno finché non vedo (e non mi chiamo Tommaso). Non credo semplicemente perché giusto un 2-3 ore prima ho assistito ad una Roma arrembante, andar sotto di due reti a causa della sciagura Juan Jesus e, al rientro in campo dopo il nubifragio, ha giocato a muro con un Viviano extraterrestre. Ho visto una squadra che ha tirato fuori i cosiddetti, anche grazie ai cambi di Spalletti, intelligente e furbo a mandare in campo la bandiera romanista (e personalmente del calcio, quello vero non quello del business) per convogliare il favore del pubblico romano verso i giallorossi, fino ad allora fischiati e non supportati.
Sicuramente il lungo time-out causa meteo, oltre ai cambi, avranno dato nuova ninfa vitale a Totti&co, ma al di là di questo, al di là della tattica e della tecnica, quella Roma ha qualcosa che fino ad oggi stento a vedere nella nostra Inter. Attaccamento alla maglia, voglia, cattiveria agonistica. Sprazzi, ogni tanto, qualche barlume se ne vede. Icardi e Palacio sugli scudi, ma due su una rosa di 25 giocatori inevitabilmente finiscono per essere oscurati.
DOMENICA, ORE 18.00, IL DERBY D’ITALIA – Come arriviamo al derby d’Italia? Arriviamo con delle idee tattiche che sempre di più stanno prendendo piede, senza dubbio la mano di de Boer si vede. Arriviamo con tre punti in cascina, che fanno bene al morale della squadra. Con un Joao Mario in più, ieri apparso un po’ troppo timido all’inizio, ma si vede che è un centrocampista che potrà dare qualcosa in più ad una mediana negli ultimi anni troppo povera di qualità.
Ma arriviamo, soprattutto, con un bel grosso problema. L’Inter non riesce mai ad andare in vantaggio. Ancora più preoccupante, ieri dopo la rete del Pescara è andata in bambola mentalmente, diversamente da quanto accaduto contro il Palermo, dove c’era stata una reazione minima. Senza dubbio, oltre al goal, sui nerazzurri saranno venute in mente le varie critiche di queste due lunghe settimane, le quali avranno aiutato ad andare in tilt. La speranza è che, con questi primi tre punti, si sia iniziato a dare un minimo di sicurezza in più alla squadre.
MURILLO, OLTRE LE SCIVOLATE C’È DI PIÙ – Chiudo con un ultimo appunto, verso il reparto che più mi preoccupa in queste prime uscite. Tralasciando i discorsi esterni, in attesa di Ansaldi, vorremmo ricordare a Murillo che oltre alle entrate impulsive in scivolata, per difendere si può anche attendere e temporeggiare, per poi entrare in tackle al momento giusto. Ancor di più se dopo di te l’attaccante si ritrova da solo davanti al portiere.
Speriamo che il colombiano mi possa contraddire, fin da subito. Noi domenica saremo a San Siro. Tiferemo per i nostri colori, e voi?
This post was last modified on 12 Settembre 2016 - 10:27