Ci aveva già abituato ad essere devastante contro la Juventus, come nella semifinale di ritorno di Coppa Italia dello scorso anno, quando sulla fascia sinistra aveva fatto il bello e il cattivo tempo, annichilendo i poveri Rugani e Cuadrado, incapaci di contenerlo. Ci aveva già abituato bene e basta, perché l’ex Wolfsburg nel girone di ritorno difficile per i nerazzurri si era rivelato un’arma letale, una fucina di assist e goal, un macinatore instancabile di chilometri sulla fascia percorsi con quantità e qualità, sacrificio e abnegazione.
Abbiamo pregustato il suo ottimo Europeo come un preambolo della nuova stagione, nella quale sin da subito sarebbe stato uno dei punti di forza di una squadra a trazione anteriore. Invece l’ala costata appena 20 milioni un anno fa ha titubato molto in queste prime partite, partendo dalla panchina col Chievo e facendosi sostituire nelle sfide contro Palermo e Pescara, nelle quali non ha mai dato un apporto continuativo e pungente. Ci voleva la Juventus per svegliare l’Inter e i suoi migliori interpreti, tra cui lui, che questa partita ha rischiato di non giocarla per un piccolo problema muscolare accusato in settimana.
Invece lo abbiamo visto scattare con forza e agilità lungo quella fascia per creare superiorità, accentrarsi e tirare, sfiorare la doppietta personale. Per non parlare della precisione chirurgica del suo colpo di testa, una frustata a baciare l’angolino più lontano, a dimostrazione di un giocatore che sa vedere la porta in svariate maniere. Ivan il terribile è pronto per condurre di nuovo la sua armata.