Diego Milito è stato l’apice dei successi nerazzurri. Domenica tutto San Siro se n’è ricordato e ha voluto ricordare al Principe tutto il suo affetto con striscioni e cori. 70000 voci hanno intonato il suo nome, come ai vecchi tempi, come l’ultima volta che l’Inter ha battuto la Juventus.
L’attaccante argentino si è fermato ai microfoni della Gazzetta dello Sport ed ha espresso la sua, riguardo al momento nerazzurro ed il campionato italiano: “Non posso esserci a tutte le partite…altrimenti mia moglie mi ammazza. Io comunque c’entro poco, il merito della vittoria è stata di questa grande Inter”.
Inizia così, rompendo ghiaccio e idee di cabale, amuleti o portafortuna. Il merito è tutto del lavoro e di chi si sacrifica.
A proposito…
Inter trascinata da uno strepitoso Icardi
“Maurito ha giocato una partita straordinaria! Che fosse un killer sotto porta lo sapevano tutti, ma contro la Juve è stato un vero uomo squadra. Lo dimostrano le sportellate contro Bonucci e Chiellini, i falli presi per far salire la squadra, la lucidità con cui anche se sembrava che avesse perso l’attimo ha inventato il cross di esterno per Perisic. Senza mai dimenticare che ha solo 23 anni!”.
L’ex numero 22 premette che non gli piace fare paragoni e che comunque lui e Icardi sono due giocatori diversi, ma loda la società per non averlo ceduto neppure per 70 milioni perché, se si vuole vincere qualcosa, non si può fare a meno di un giocatore così forte e così giovane. Conferma il fatto che in Argentina si parli molto di gossip, ma: “Il vero problema è la concorrenza. Ma Mauro merita la convocazione”.
Tra la concorrenza che dovrà affrontare, ci sono anche Dybala e Higuain…
“Sono due fortissimi. Strano non aver visto in campo dal primo minuto il Pipita.
Icardi vale Higuain, ma Gonzalo ha più esperienza internazionale.
Sarà una lotta a due per il titolo di capocannoniere”.
Il Principe vede un’Inter che deve sempre puntare al massimo e che certamente si giocherà un posto in Champions con Juve, Napoli e Roma. Le altre le vede più indietro.
Che idea si è fatto di De Boer?
“Ottima. Con lui mi sarei trovato a meraviglia perché vuole sempre imporre il suo gioco, cercare la porta. Cambiare allenatore in pieno agosto è stata una scelta pericolosa, ma da fuori non posso sapere cosa c’è dietro. Poi capisco lo scetticismo da parte di un paese legato a un calcio molto tattico. De Boer però ha solo bisogno di tempo”.
Così come ha bisogno di tempo lo spogliatoio per fare gruppo. Come nel 2010, quando tutti hanno messo da parte le proprie diversità, per ragionare da gruppo. Solo così si vince, afferma il bomber.
Un giudizio su Banega e Ansaldi
“Ever è fantastico, è già il leader calcistico di questa squadra, quello che la guida, che fa la differenza. A centrocampo può giocare ovunque, forse meno davanti alla difesa, dove pure aveva iniziato in Argentina. Ansaldi darà un contributo fonda- mentale sulle fasce”.
Per il futuro, oltre alla partita del suo addio al calcio l’11 novembre in cui ha invitato anche Moratti, prevede un posto vicino al campo, tanto che sta seguendo un corso da allenatore: “Che bello sarebbe vedere Zanetti presidente…”
This post was last modified on 20 Settembre 2016 - 09:04