Como, teatro hollywoodiano, reso suggestivo dal lago, incipit del capolavoro del Manzoni. Lì, il 25 novembre 1952, nasce il Precursore dei mediani: Gabriele Oriali. Piper è il suo soprannome, esclusiva concessione di Gianni Brera che apprezzava il suo muoversi continuamente e incessantemente lungo tutto il campo. Inoltre, Oriali ha rappresentato l’anima e l’essenza dell’Inter operaia degli anni ’70: 13 stagioni, 392 presenze e ben 43 reti, 6 delle quali al Milan. L’umiltà lo ha sempre accompagnato dentro e fuori dal campo. Il piccolo Lele, infatti, pur di racimolare qualche lira, lavorava come garzone presso un barbiere, sfogando, poi, la sua indole da mediano, nel Cusano Milanino, prima squadra del Piper.
COLPO DI FULMINE INTER
Un giorno Aldo Maldera, suo ex compagno al Cusano Milanino, che già giocava nelle giovanili del Milan da 3 stagioni, lo informò del forte interesse dell’Inter. Così a 13 anni e per 100mila lire, Oriali iniziò la trafila nelle giovanili nerazzurre. È il 1966: comincia, così, la lunga storia d’amore tra il giovanissimo Lele e l’Inter. Cinque anni di soddisfazioni nelle giovanili, con la stagione 1970/71 dal sapore speciale: il 23 gennaio 1971, Oriali viene convocato, per la prima volta, in prima squadra per la trasferta contro la Lazio. Non arriverà l’esordio, che tarderà soltanto di due settimane: sempre l’Olimpico come cornice ma la Roma come avversario. Sarà 0-0, ma ciò che contava era aver timbrato la prima presenza con l’Inter dei grandi. A fine stagione saranno due le presenze, così come i successi. Infatti, il 22 febbraio 1971 guiderà la Primavera nerazzurra alla conquista del Torneo di Viareggio, ai danni del Milan, mentre tre mesi dopo vincerà il suo primo Scudetto con la maglia dell’Inter. Prime tappe vincenti di un percorso nerazzurro lungo 17 anni.
LA MATURITÀ E L’ESPLOSIONE
Quelle due presenze hanno svezzato Oriali che, pur di giocare, si adattò al ruolo di terzino destro in un dualismo con il più celebrato Bellugi. La stagione 1971/72 sarà quella della consapevolezza e della definitiva esplosione, anche in campo europeo. Infatti, il Piper nerazzurro si fa notare per il suo essere funzionale: parte come terzino destro, arrivando a ricoprire il ruolo di mediano, dimostrandosi forte sia in marcatura che nella costruzione del gioco. Un vero e proprio jolly tanto che, a soli 19 anni gli viene spesso affidata la marcatura dell’avversario più pericoloso. Con le 8 presenze in Coppa dei Campioni, sarà uno dei protagonisti della cavalcata europea dell’Inter, conclusasi con un’amara sconfitta al cospetto dell’Ajax del fortissimo Cruijff. Saranno anni difficili per Oriali e per l’Inter, sino al 1977, quando arrivò Bersellini. Sei anni dopo il primo trofeo in nerazzurro, infatti, arriva la Coppa Italia nel 1978, in cui realizzò un goal. In queste prime 8 stagioni, timbrerà 217 presenze e 18 goal, di cui due al Milan. Il trofeo nazionale siglò, così, l’inizio dell’apice della carriera di Gabriele Oriali.
GLI ANNI DELLA CONSACRAZIONE
Le molte critiche sul suo rendimento incostante, a causa di numerosi infortuni, portano ad una quasi cessione all’Ascoli. Tutto bloccato, però, perché Oriali rifiutò la cessione, dichiarando: “Se sarò ceduto, smetterò di giocare”. Fortunatamente saltò tutto ed il mediano nerazzurro in quella stagione ritroverà quella continuità che sembrava aver smarrito, segnando ben 4 reti in campionato (un’altra marcatura nel derby) e conquistando la prima convocazione in Nazionale all’età di 26 anni. È il 21 dicembre 1978 e il mediano nerazzurro debutta in amichevole contro la Spagna, inserendosi perfettamente negli schemi di Bearzot. Altre gioie, però, sono pronte ad arrivare. Infatti, al decimo anno in nerazzurro, conquisterà il suo secondo scudetto della carriera. Nell’Inter di Bersellini, Oriali ricoprirà al meglio il ruolo di mediano con la solita grinta, non mancando di marcare goal importanti come quello che decise il derby del 2 marzo 1980, ben imbeccato da Beccalossi, suo grande amico e gran numero 10 nerazzurro. È l’anno dello scudetto, ma anche l’anno della prima e unica rete in Nazionale: nell’amichevole contro la Svezia, Oriali è decisivo per la vittoria dell’Italia. Ormai uomo fidato di Bearzot, parteciperà agli Europei del 1980, con tre presenze all’attivo. Inoltre, nella stagione che portò al Mondiale ’82, sarà decisivo in un altro derby contro il Milan e conquistò, ad un mese dalla partenza per la Spagna, la sua seconda Coppa Italia nell’ultima stagione in nerazzurro.
UN MEDIANO SUL TETTO DEL MONDO
In Spagna non parte tra i titolari ma sarà, come in tutta la sua carriera, una continua lotta per conquistare il posto tra gli 11 di Bearzot. L’esordio nel Mondiale arriva nella terza partita del girone contro il Camerun, terminata 1-1. Da lì, complice l’infortunio di Marini, sarà sempre titolare, fornendo prestazioni eccezionali, arginando i fenomeni argentini e brasiliani, contribuendo in modo significativo alla conquista delle semifinali mondiali. Il mediano, quel ruolo tanto spesso criticato e ignorato, ma diventato sempre più importante grazie a Oriali. Chi ha vissuto il Mondiale ’82 non può dimenticare le prestazioni di quel Piper sgusciante in mezzo ai polacchi prima ed i tedeschi poi, in finale. La figura del mediano prende forma, tanto da essere celebrato in una famosa canzone di Ligabue: “Una vita da mediano, lavorando come Oriali, anni di fatica e botte e vinci casomai i mondiali”. E a Madrid, lui salì sul tetto del mondo. Il Mondiale conquistato porterà cambiamenti nella vita di Oriali: lasciò la Nazionale e l’Inter, chiudendo la carriera alla Fiorentina, dove disputerà altre quattro stagioni.
DIRIGENTE VINCENTE
Lele Oriali oltre che per la straordinaria carriera viene ricordato dagli addetti ai lavori, anche come un sagace dirigente. Dapprima fu la Solbiatese a credere in lui: subito una promozione dalla D alla C2. Così arrivò il Bologna di Gazzoni con cui è protagonista di una doppia promozione dalla C1 alla A. Sarà l’artefice degli acquisti di Antonioli, Nervo e Paramatti, oltre che del colpo Roberto Baggio. A Parma è protagonista negli anni vincenti degli emiliani: porterà Balbo e Veron, conquistando da dirigente una Coppa Uefa e una Coppa Italia. Nel 1999 tornerà all’Inter dove occuperà il ruolo fondamentale di consulente di mercato e trait d’union tra dirigenza e squadra. Sebbene i primi anni saranno deludenti, lui sarà l’uomo strategico a fianco di Mancini e soprattutto di Mourinho nel quinquennio d’oro nerazzurro. Sarà lui a contribuire agli acquisti di campioni quali Cordoba, Vieri, Toldo, Materazzi, Stankovic, Samuel, Julio Cesar, Maicon, Figo, Cambiasso, Ibrahimovic, Vieira, Thiago Motta, Eto’o, Milito e Sneijder.
LA STOFFA E IL CARATTERE DA LEADER
Gabriele Oriali, esempio perfetto del mediano, tutto muscoli, cuore e grinta. Si può definire il precursore di un ruolo tanto bistrattato dagli allenatori, ma tanto amato dai tifosi. Da Gattuso a De Rossi, in tanti si sono ispirati al Piper nerazzurro che ha fatto sentire la sua presenza anche nell’anno del Triplete. Era l’uomo di fiducia di Mourinho e della società ed il 22 maggio 2010 si sono rimessi a posto tanti piccoli pezzi della vita di Lele Oriali. 38 anni dopo quella Coppa dei Campioni mancata al cospetto dell’Ajax del marziano Cruijff, l’Inter conquista la Champions League a Madrid, 28 anni dopo il Mondiale conquistato da Oriali al Bernabeu. Coincidenze che fanno di Oriali una figura amata indissolubilmente dall’ambiente nerazzurro e che attualmente farebbe ancora comodo nella dirigenza dell’Inter. Oriali ha contribuito a fare la storia dell’Inter e della Nazionale (di cui è team manager), incarnando la figura di precursore di quel mediano che non ha né il guizzo della punta, né del 10, ma è generoso e fa il lavoro sporco, quello necessario per chi vuole onorare al meglio la maglia della Beneamata.
EPISODIO 1 MAURO ICARDI
EPISODIO 2 ALESSANDRO ALTOBELLI
EPISODIO 3 ANDREA PINAMONTI
EPISODIO 4 EUGENIO BERSELLINI
EPISODIO 5 ÉVER BANEGA