Caressa: “Suning deve scegliere: dare fiducia agli italiani in società o no? Sull’allenatore…”

Fabio Caressa, negli studi di SkySport 24, ha provato ad analizzare la situazione in casa Inter, partendo dalla scelta de Boer: “De Boer scelta sbagliata dall’inizio: il Milan, non l’Inter, aveva una tradizione col calcio olandese, queste cose contano. Il calcio dell’Inter è più vicino a Argentina e Germania, quello del Milan a Brasile e Olanda. Sono due concetti diversi, anche per questo de Boer non ha funzionato“.

Sui nomi che si fanno per la panchina nerazzurra: “Sui nomi non vorrei nemmeno pronunciarmi perché è poco delicato nei loro confronti, tutti potrebbero dare qualcosa all’Inter. Posso dirti però dove non mi orienterei: Marcelino, Villas Boas, non sono normalizzatori, ed un normalizzatore è ciò di cui ha bisogno l’Inter. Pioli lo è, così come Hiddink. Hiddink è olandese lo stesso, però non fa un gioco all’olandese, ma fa un gioco antico. Addirittura arrivando qua potrebbe fare un gioco a uomo, come ha fatto in altre esperienze. Sarebbe un calcio di tradizione molto votato alla difesa. Pioli conosce bene il calcio italiano, però parlando oggi con Massimo Corcione (direttore di SkySport, ndr) oggi mi ha detto: ‘Attenzione, perché bisogna anche valutare che in una squadra costruita come l’Inter con tante lingue diverse e dove nessuno parla italiano, c’è bisogno di qualcuno che parli una lingua comprensibile per tutti, almeno con un po’ di sfumature’. Ed è una considerazione giusta. Inoltre la società vuole un profilo internazionale: non puoi dire in Cina che hai preso Pioli, perché non lo conosce nessuno. Già se prendi Cannavaro o Hiddink è un’altra cosa. Non credo di dire nulla di nuovo se dico che bisogna decidere se dare fiducia a chi gestisce la situazione in Italia o se relegarli ad un ruolo subalterno“.

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Sulle parole di Tronchetti Provera, che afferma serva un riferimento italiano: “Si, serve. Pongo una domanda: uno che compra da lontano può affidarsi a un riferimento che appartiene alla società precedente o addirittura a due proprietà precedenti? Zanetti è la grande bandiera dell’Inter, è vicepresidente, è una persona che tutti rispettiamo sia dal punto di vista umano che professionale, ma Zanetti è l’espressione prima della proprietà Moratti. Tendenzialmente le nuove proprietà non possono affidarsi ciecamente agli uomini della proprietà precedente, e secondo me è questo il problema: ancora non si è strutturata la nuova società“.

Serve una persona in società con un ruolo come quello che Leonardo ha avuto al PSG, potrebbe essere la soluzione migliore? Caressa risponde così: “Quello è esattamente l’ostacolo tra Inter e Leonardo. Se metti uno lì una parte della società perde importanza e non lo merita: la parte italiana ha cercato di aiutare l’Inter, mentre le altre scelte non sono per l’Inter ma hanno altri interessi. Bisogna dargli fiducia, oppure si fa una scelta diversa e si struttura la società in modo diverso. Se ora però arrivasse uno alla Leonardo, magari lo stesso Leonardo che è un manager-allenatore e viceversa, sarebbe una posizione ingombrante in società. Ed è una scelta che la società al momento non fa perché ci sono i rinnovi dei contratti in ballo (di Ausilio e Gardini, ndr), e sono persone meritevoli. Però va considerato che, se io sono il nuovo proprietario, non è detto che ciò che c’era prima mi piaccia…“.

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