Hapoel Inter è stata l’ennesima dimostrazione di come, dietro la situazione attuale dei nerazzurri, ci siano problemi di varia natura che non esulano nessun campo, da quello tattico a quello fisico, non tralasciando il più importante, quello mentale sottolineato pure da Pioli nel post partita.
HAPOEL INTER: ANCORA UN VANTAGGIO DILAPIDATO
L’Inter aveva iniziato la partita con fare attento e aggressivo allo stesso tempo, atto a non concedere spazi invitanti agli israeliani e a creare diversi pericoli nell’area avversaria. Missione riuscita se si pensa che la prima frazione si è chiusa con un eloquente 0 a 2, con un gioco a tratti scintillante e una difesa che poco o nulla aveva concesso ai padroni di casa. Nella ripresa il castello si è però sfaldato magicamente, rivelando ancora l’inadeguatezza persistente delle proprie fondamenta. Una sconfitta bruciante nonostante la qualificazione fosse già ampiamente compromessa. Una sconfitta che ha rivelato ancora un male endemico di questa squadra, la mancanza di capacità nel mantenere il vantaggio acquisito e nel reagire ai primi segnali negativi. Se si contassero solo i risultati maturati dopo 45 minuti, l’Inter sarebbe pienamente in corsa in Europa League con 8 punti.
I MOTIVI DEI CROLLI: PAURA, INSICUREZZA E POCA PERSONALITA’
La testa è il problema maggiore, affrontato con estrema chiarezza dalle interviste di Pioli e Icardi. L’Inter non ha la forza di riprendersi dopo uno schiaffo, con le uniche eccezioni del recente derby e della partita contro la Juventus. Quando però le situazioni non scorrono lisce come dovrebbero, i nerazzurri hanno l’innata capacità nel complicarsele in misura maggiore. La mancanza di risultati e la necessità di farne a tutti i costi generano insicurezza, paura e hanno fatto crollare parte della consapevolezza e dell’ottimismo di inizio stagione, se mai ce ne fosse stato in dosi abbondanti. Sconcertanti sono anche i cali fisici, che annebbiano l’idee e consentono cali di concentrazione evidenti. Nei secondi tempi l’Inter pare spesso confusionaria e troppo frenetica, componenti che stancano molto più di un gioco ordinato e costante.
Altro dramma è la condizione della difesa attuale, con terzini non in grado di garantire contemporamente un buon rendimento in entrambe le fasi. Per non parlare della crisi vissuta dalla coppia centrale Miranda-Murillo, con il secondo alla perpetua ricerca della sua versione migliore e il primo in balia degli eventi e non più colonna portante. Con una fase difensiva deficitaria, chiudersi e mantenere una situazione di controllo è tremendamente complesso, soprattutto se si aggiungono caratteristiche mentali poco confortanti. Insomma, i lavori per Pioli saranno molteplici e bisognerà agire sui vari aspetti in maniera netta e veloce.