Doveva essere una domenica positiva, e difatti lo è stata. L’Inter ha riottenuto una vittoria in trasferta che mancava da settembre, al termine di una prestazione convincente. Ha approfittato dei vari scontri diretti per recuperare due posizioni e guadagnare punti sul secondo e il terzo posto. La distanza da 11 e 8 punti si è ridotta a 8 e 7, con freccia inserita ai danni di Torino e Fiorentina. Nulla di trascendentale, ma qualcosa che ha reso più digeribile il pranzo. E che consente di guardare all’imminente futuro con un minimo di serenità e convinzione in più. Un futuro che si chiama Lazio e si preannuncia molto ostico.
Perchè così bisogna ragionare, senza tabelle e proclami, ma affrontando passo dopo passo un cammino che non può più avere altre cadute. Il numero di scivoloni ha già oltrepassato il limite consentito, perciò l’obbligo è quello di procedere con i piedi di piombo. Per non farsi più troppo male, per non leccarsi le ferite a lungo e non ricadere a terra con troppo rumore. Il malato è ancora convalescente, non ha smaltito del tutto i postumi di una lunga e logorante malattia. Il rischio di ricadute è sempre dietro l’angolo.
Al netto di svarioni individuali tangibili e rischiosi, vedasi alla voce Murillo. Di poco cinismo sottorete, vedasi alla voce Perisic. Di un bomber che sembra leggermente sottotono nelle ultime partite. Problemi da risolvere o a cui sopperire, ma che servono a non farci guardare più in là di quello che dovremmo. Il rischio di un volo troppo alto è sempre quello di un atterraggio pericoloso. Una corsa attenta e non forzata può essere al massimo intralciata, ma le ferite nemmeno si noterebbero. Ancora testa bassa e pensiero fisso sulla Lazio. Poi ci sarà la pausa, e con essa il nuovo anno. La giusta occasione per resettare e ripartire col piede premuto a tutta forza sull’acceleratore. La speranza è quella di arrivarci in salute. Solo allora la nostra corsa, evitato l’ultimo intralcio, potrà trasformarsi in un volo leggiadro.
This post was last modified on 19 Dicembre 2016 - 15:04