Icardi Vieri, parallelismo fra i due attaccanti, veri autentici bomber nerazzurri. Vieri ha segnato il tempo nei primi anni duemila, mentre Icardi è il capitano della nuova Inter, targata Suning.
Icardi Vieri, bomber (dis)simili
Icardi e Vieri, Vieri e Icardi. Due giocatori simili tra loro, sia dal punto di vista meramente tecnico che da quello realizzativo. Uniti dall’Inter, viscerali, capaci di amare e farsi amare, finché l’amore così “grande che non funziona“, come cantava Dargen D’Amico. È facile eleggere giocatori del genere a beniamini. Sono i frontman, quelli che critichi se perdi ma spesso ti fanno vincere. Sono quelli che fanno dell’area di rigore il proprio habitat naturale. Loro vivono per il gol.
Facile chiamarli idoli. Realizzano reti a valanga. Il gol non è altro che l’essenza di questo gioco che del gioco ormai ha poco o nulla. Tutto il resto è noia, chiacchiere, discorsi sul quanto e come si muovono in campo. Questi discorsi li lasciamo al “tennico da Bar Sport” di Benniana memoria. Sono quelli che ci piace definire “attaccanti vecchia maniera”, o più semplicemente bomber. Hanno in comune il fatto di aver segnato tanto, tantissimo, e di aver raccolto in maglia nerazzurra molto meno di quanto avrebbero meritato.
Icardi ha litigato con la Curva, così come Bobo, che al quinto anno in nerazzurro non esultava nemmeno più. Poi andò addirittura agli storici rivali del Milan, ma questa è un’altra storia. Icardi è più uomo simbolo, meno scanzonato ma più condottiero. Forse, però, meno rabbioso di Vieri, figlio della fame del gol tutta anni 90. Due giocatori simili, due uomini diversi, uniti dall’Inter e dai gol. Perché alla fine, questo conta, i loro numeri parlano tanto da essere a rischio logorrea. Perché Icardi è Vieri e Vieri è Icardi e, volente o nolente, per loro l’Inter è e sarà sempre l’Inter.