«Vinco ergo esulto». Potrebbe essere questo uno dei punti fissi della gestione di Stefano Pioli. Uno dei punti che psicologicamente sta pesando di più in questa Inter. Perché uno degli aspetti meno statistici e più tangibili annusando l’aria è l’entusiasmo generale che aleggia nello spogliatoio ne razzurro. Un dato non confutabile con i numeri, ma evidente guardando l’impegno e la voglia che tutti i giocatori ci mettono in ogni allenamento e in ogni gara. Anche quelli che giocano meno. A riportarlo è La Gazzetta dello Sport.
EDER E I GOL
Il caso più eclatante è quello di Eder che nelle gerarchie parte alle spalle di Icardi, Perisic, Candreva, Joao Mario e Banega. Il nazionale si sta trasformando in una specie di dodicesimo uomo che Pioli utilizza per dare più sostanza intorno a Mauro Icardi. Memorizzata la nuova posizione dentro il gruppo, è iniziato l’ambientamento. Eder è arrivato a gennaio del 2016 dalla Sampdoria con il compito di portare gol all’attacco nerazzurro asfittico. E qualche gol lo ha portato. Non decisivi però. Perché l’unica partita che l’In ter ha vinto grazie alle sue reti è stata quella più ininfluente, contro lo Sparta Praga in Europa League. Ma Eder non sembra sentire il peso di questo dato. Eder non segna comunque gol banali. Contro il Chievo ha impermeabilizzato una possibile rinascita veneta nel finale, a Bergamo contro l’Atalanta, il 23 ottobre scorso, aveva dato fiducia alla squadra di Frank de Boer che poi alla fine perse 2-1 e contro lo Sparta Praga ha portato la vittoria del morale, la prima dell’attuale striscia di Pioli. La prima dei successi consecutivi che hanno fatto svoltare la stagione dell’Inter.
PRIMA LA SQUADRA
«Nel calcio non si sa mai,non è il mio obiettivo cambiare a gennaio, adesso sono concentrato solo sull’Inter. Io mi sento bene, se la squadra va bene anche il singolo va bene. Siamo tornati, abbiamo grandi giocatori e stiamo creando una squadra molto forte. Ora testa al Bologna per fare bene in Coppa Italia». Il gruppo la pensa così: il bene collettivo anticipa quello individuale anche se si gioca poco. È la chiave di tutto. Eder ne è la prova.