In occasione di Inter-Atalanta, La Gazzetta dello Sport ha intervistato un doppio ex: Maurizio Ganz. Due anni a Bergamo e tre a San Siro, con 20 gol il primo anno in A, per l’attaccante. Nell’intervista Ganz parla del suo passato in nerazzurro, il migliore della sua carriera calcistica.
Queste le parole di Maurizio Ganz, ancora attivo in alcuni tornei over 40, di cui è anche organizzatore. “Bergamo, Milano, i migliori anni della mia vita. Ora guardo mio figlio: peccato per l’infortunio, con l’Ascoli il Verona non potrà schierare Pazzini. Sarebbe stata una bella occasione. Ma si riprenderà e avrà altre chances. Per me l’Atalanta è stata tutto, lì ho capito di essere diventato un vero professionista di livello.
A Bergamo ho disputato la mia prima stagione in A con 20 gol, è stato il lancio definitivo. Ho sempre sentito i tifosi accanto a me. Venivo da Brescia, dove ero stato capocannoniere in B. Nonostante la forte rivalità, sono stato accolto e aiutato come uno nato lì. Quando mi sono infortunato al ginocchio, gli atalantini mi hanno dato la forza per rialzarmi. Mi acclamano ad ogni festa della Dea. Ho anche raggiunto la Nazionale con le chiamate di Sacchi, e non tutti ci riuscivano.”
“Sono stato uno dei primi acquisti di Massimo Moratti, a Milano c’è stata la mia consacrazione ad alti livelli. Mi sono subito ritagliato il mio spazio, con 20 gol il primo anno. Mi è stato dedicato un coro: <<El segna semper lu>>. Non è successo a tutti gli attaccanti, eppure San Siro ha visto campioni come Eto’o, Ibrahimovic, Milito, ma quel ritornello è solo mio.
Mi restano impressi i primi cinque mesi con Ronaldo, i più esaltanti della mia vita. Lui, con Messi e Cristiano, è stato uno dei più grandi degli ultimi anni. In allenamento, ma soprattutto in partita, inventava cose pazzesche. Dicevo sempre che non avrebbe mai fatto la giocata, ma invece stupiva noi e gli avversari. Prendeva tante botte, ma ci divertivamo tantissimo. Io mi adattavo a lui, ho fatto anche l’esterno destro. Eravamo una bella compagnia: io, Simeone, Winter, Djorkaeff, Branca, Zamorano, Zanetti. Un peccato fu perdere la Coppa Uefa 1996-1997. Ero il miglior marcatore con 8 gol, nella finale presi una traversa, ma la perdemmo ai rigori, e io non tirai nemmeno. Poi sono andato al Milan: sarà stato di transizione, ma vinse uno scudetto.
“Mi aspetto una bella partita, la sconfitta del Milan dà a tutte e due la possibilità di staccare una concorrente. Mi piace molto Gomez e seguo con interesse Petagna, lui giocava con mio figlio. Poi Kessié, Caldara: fanno parte del club che lavora meglio con i giovani. Il merito è di Gasperini e di Percassi. Quando le cose non andavano bene, ha dato fiducia al mister, ed è stato ripagato. E ancora non abbiamo visto tutto.
Icardi è straordinario. Prima giocava per se stesso, ora è un uomo squadra. Non era facile per lui, dopo gli scontri con gli ultrà. E’ stato bravo Pioli a rimettere tutto a posto. Ora l’Inter ha un’identità, anche nello spogliatoio. E’ un gruppo di talento. La gara di San Siro può finire in qualunque modo, spero di vedere un grande spettacolo.”
This post was last modified on 12 Marzo 2017 - 10:32