Dopo tante chiacchiere, sfottò e ritardi il giorno del tanto atteso closing per i rossoneri è arrivato e anche Berlusconi ha abdicato.
Sembrava un piccolo uomo con le manie di grandezza che, dopo qualche investimento sul cemento e qualche velleità sportiva, voleva diventare grande, comprando la “prima” squadra di Milano. Per ben due volte non ci riuscì, così la cosa si risolse all’altro lato del Naviglio, che tra debiti, scommesse e serie B non navigava proprio in acque tranquille. Quando arrivò non lo fece proprio in punta di piedi, come sua abitudine e come successe con le sue televisioni, ma in poco tempo stupì tutti per pragmatismo, diventando il più grande e facendo, della sua squadra, la più grande di tutte. Una storia d’amore tra il Presidente e la sua creatura che viaggiò tra piccoli errori, colpi di genio (come chiamare l’arrivo di Arrigo Sacchi), e soprattutto acquisti faraonici e stellari a suon di miliardi e miliardi.
Come gli capita spesso, con il suo stile di vita, con le sue abitudini e i suoi modi di fare, finisce per essere il precursore di un modello (vincente o meno). Così nel calcio, nella televisione, nella politica e nella vita. Così ai suoi acquisti faraonici si dovettero adattare tutti quelli che avrebbero voluto sfidarlo.
Ora giochiamo sabato alle 12:30, ci saranno miliardi di telespettatori in più e ben svegli, il diavolo ed il biscione sono sotto il rosso dragone di Pechino e magari a suon di miliardi di Yuan torneranno sul tetto d’Italia e del mondo, ma lasciateci dire che la poesia è un’altra cosa e forse è morta per sempre.
This post was last modified on 13 Aprile 2017 - 18:21 18:21