Derby Milano – Il vero scandalo non è l’arbitro, ma la mancanza di attributi dei nerazzurri

Derby Milano archiviato con il suo consueto strascico di polemiche. Strascico corretto dato il finale thrilling causato dal recupero ad oltranza. Tuttavia la fotografia nerazzurra che ne emerge non è quella della nobile defraudata, bensì della vittima sacrificale che accetta passivamente il proprio destino.

UN ATTEGGIAMENTO VERGOGNOSO

Il problema non è l’arbitro. Il problema non è l’avversario. Il problema, l’unico vero dramma, è l’Inter stessa. Una squadra senza nerbo, senza attributi, senza fame e senza meriti. Il Derby con pareggio subito al ’97 esimo non è un’onta, bensì uno schiaffo meritato. Perché le partite vanno analizzate lucidamente, a mente fredda, non col cuore gonfio di rabbia da tifoso. E se si usa la razionalità nell’analisi, l’Inter scesa in campo non differisce molto da quella di Crotone, da quella che ha perso e regalato punti in giro per tutta l’Italia.

I nerazzurri non peccano di limiti tecnici o di presunzione. Peccano di carattere. A livello di piedi possono essere bravi quanto vogliono, ma a livello di volontà, a volte, dimostrano ancora una volta non solo di non meritare la casacca nerazzurra, ma un campionato come la Serie A. L’Inter è sempre stata pazza, ha sempre perso partite vinte e vinto partite perse. Ma questo risultato non puzza di pazzia: puzza di paura, di codardia. Perché a prescindere dall’arbitro, non si può giocare un secondo tempo così povero e timoroso, specialmente in un derby da cui dipende la stagione. A prescindere dall’arbitro non puoi stare 2 a 0 all’82esimo e pareggiare. A prescindere da qualsiasi attenuante si voglia dare, non si può sempre crollare al minimo segno di vento di tempesta.

UNA BEFFA MERITATA

Sincerità? L’Inter ha meritato questa beffa firmata Orsato. Per le ridicole perdite esagerate di tempo. Per i goal mangiati. Per le palle regalate. Per la sufficienza manifestata sul 2 a 0. Le partite non finiscono mai, specie in questa stagione dove vanno di moda i recuperi ad oltranza. Specie in un Derby in cui due squadre mediocri si giocano l’Europa. Il primo Derby cinese ci regala un triste spaccato delle due milanesi. Eppure a uscirne peggio è l’Inter, dato che i cugini almeno dimostrano impegno e carattere. Pioli ancora una volta va in tilt nei match clou, aiutato da una squadra di “ragazzini”. La reazione non è arrivata, anzi è arrivata la conferma: l’Inter di Pioli è provinciale. L’Inter di Pioli non sta fallendo. Ha già fallito.

COLPA DI TUTTI. MA ORA CHE SI VUOLE FARE?

La colpa è di tutti, nessuno è esentato. Se si vince insieme, a maggior ragione si affonda insieme. Tuttavia è ora necessario fare delle considerazioni, senza farsi prendere eccessivamente dalla rabbia. “Ora che si fa?” non deve essere un ritornello ripetuto a casaccio sperando che qualcuno dia una soluzione. Deve essere un punto di partenza da cui rifondare. Perché quello che è emerso da questa stagione è che l’Inter non necessità di qualche ritocco, di qualche innesto per terminare la ricostruzione e tornare competitiva. L’Inter ha bisogno di essere ricostruita dalle fondamenta. Società, staff, organico, tutti devono essere in discussione. Pioli, mi duole dirlo poiché è un brav’uomo, in primis. Perché questa squadra non ha bisogno di un brav’uomo. Ha bisogno di un mastino, di qualcuno che li frusti e li tenga alla corda. Moduli e numeri contano poco se non tiri fuori gli attributi. Ecco di cosa ha bisogno l’Inter: di qualcuno che gli faccia tirare fuori le palle, che abbia la voce grossa e le idee chiare a prescindere dall’avversario.

Suning è avvisata: la squadra non ha bisogno di ritiri punitivi e di scappellotti paterni. Ha bisogno di strigliate e di segnali forti, di staff adeguato a questo livello. Ha bisogno di un leader dal cuore di pietra e dal pugno di ferro. Perché i milioni di stipendio non si ripagano passeggiando.

 

 

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